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VIGGIANO – Una nuova fiammata al centro oli, la seconda in due giorni secondo le testimonianze di chi risiede a pochi passi dalla raffineria di Viggiano. È accaduto ieri intorno le 7:45, stando a quanto riporta l’Eni. Il tutto sarebbe durato un’ora, con la fiamma che pian piano si è affievolita.

Per ora non si conoscono i dati delle centraline di monitoraggio, in particolare quella della zona industriale proprio a ridosso dell’impianto, questo perché i dati vengono aggiornati con un giorno di ritardo. L’unica a parlare è l’Eni, che in un telegrafico comunicato stampa ha confermato «il convogliamento della piccola quantità aggiuntiva di gas metano in fiaccola non ha comportato alcun pericolo per le persone né alcun impatto sull’ambiente circostante. A titolo di esempio, il valore massimo di concentrazione di SO2 registrato dalle centraline di monitoraggio della qualità dell’aria nelle tre ore a cavallo dell’evento è stato di 6 microgrammi per metro cubo, rispetto a un limite di legge di 350 microgrammi per metro cubo». Dunque le concentrazioni di diossido di zolfo si sarebbero alzate di poco, mentre la fiammata sarebbe stata causata, sempre stando a quanto comunica la stessa società petrolifera, da un blocco di una delle turbine dell’impianto, blocco che ha causato un aumento delle concentrazioni di metano poi prontamente scaricate sulla fiaccola e bruciate nell’arco di un’ora.

La notizia, ovviamente, è rimbalzata sui vari social network e ancora una volta sono stati chiamati in causa sia il presidente Pittella che l’attuale assessore all’ambiente Aldo Berlinguer. Nulla però è arrivato.

Ed è sempre e solo l’Eni a riportare come siano stati «prontamente attivati i canali di comunicazione previsti dalle procedure, informando tempestivamente tutti gli Enti e le Autorità interessate, a partire dai Sindaci».

Intanto sembra che anche il 24 agosto si sia verificato un fatto del genere, solo che questa volta a riportare la notizia sono soltanto alcuni cittadini viggianesi che hanno fatto circolare la notizia sul web.

Ma precedenti ce ne sarebbero molti, e tutti quanti da imputare a malfunzionamenti del sistema o “errori umani”. Il caso più eclatante certamente quella del 13 gennaio di quest’anno, quando fu fatto evacuare l’intero centro.

Certo, che il sistema di gestione del gas metano funzioni è solo una buona notizia, perché altrimenti si rischia fortemente l’esplosione delle condutture che trasportano gas ad alta pressione. Il problema resta sempre quello delle emissioni.

In altre occasioni e sempre in relazione ad episodi di questo tipo, nelle ore successive all’immissione di grosse quantità di gas nell’atmosfera le centraline di controllo dell’Arpab piazzate intorno il centro oli hanno misurato livelli di idrogeno solforato (H2S) superiori alla norma. Già oggi dovrebbero essere pubblicati i primi dati sulle emissioni in prossimità del centro oli di Viggiano. Intanto Eni chiosa dicendo che «Il Centro Olio Val d’Agri ha operato e continua ad operare in condizioni di completa sicurezza».

v.panettieri@luedi.it

 

 

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