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Expo:l’ho visitato due settimane dopo l’apertura, l’ho rivisto dopo due mesi nei giorni scorsi.

Resta un giudizio non positivo.

Indubbiamente un grande sforzo organizzativo ed amministrativo per realizzare un evento di respiro mondiale,e qui i complimenti vanno a chi vi ha lavorato,dal Governo al Comune di Milano e al suo Sindaco in primis.

Tutto funziona,ma Expo fallisce nel suo messaggio,vale a dire che tradisce il DNA di chi lo ha partorito.

Expo cioè dimentica che ogni cinque secondi nel mondo muore un bambino sotto i dieci anni perché non ha nulla da mangiare,che ogni giorno muoiono 30000 persone per fame,che patiscono la fame circa un miliardo di persone,che la fame da sempre è stato motore di cambiamenti sociali,rivoluzioni e controrivoluzioni,che lo sfruttamento delle terre dell’Altro Mondo è un fenomeno che troppo spesso ci sfugge,che l’agricoltura mondiale potrebbe produrre senza sforzo cibo sufficiente a sfamare l’intera popolazione mondiale.

È una gran kermesse, un grande luna park degli Stati del mondo,una esplosione di tecnologia digitale come forse era difficile anche da immaginare,un gran supermercato ove non sai di preciso cosa ti viene offerto:una grande fiera senza anima.

Girando e visitando i vari padiglioni emerge sicuramente il tema cibo ed in qualche modo anche un richiamo al rispetto della natura e ad una sana alimentazione.

Quello che è clamorosamente assente,tranne che in qualche richiamo come nel caso del padiglione dell’ONU, è il tema dello sperpero ,quello della fame nel mondo,degli interessi,dello sfruttamento,del diritto al cibo e ad un uso sostenibile delle risorse.La stessa Carta di Milano,buona intuizione pre-Expo,resta estranea al visitatore,è addirittura assente in un bookshop molto limitato che molto offre in costosi gadget e poco o nulla in riflessioni sul tema.

Girando tra padiglioni e decumano non un banner o manifesto o fascicolo o sito che tratti le grandi questioni dell’alimentazione,non un luogo di confronto e dibattito costante.

Se ci fossero state immagini della realtà,in particolare quelle dei bambini che muoiono di fame,avremmo potuto sperare nel miracolo della rivolta delle coscienze. Manca inoltre,clamorosamente,un padiglione della FAO, mentre si percepisce un eccessivo uso commerciale dell’evento e ciò che resta dopo la visita è qualcosa di più vicino alla promozione turistica che al lancio di un messaggio profondo.

Non è un caso che il Papa ad oggi ha evitato un luogo dai messaggi così deboli. La stessa Milano,molto bella,con la sua nuova darsena e il fascino di una vera capitale economica,se si mostra ben organizzata ad accogliere i milioni di visitatori,resta sostanzialmente estranea al cuore del problema.

Pochissimi i seminari, gli incontri, le riflessioni e nelle maggiori librerie della città, veri siti culturali, anche lì non trovi la Carta di Milano come non trovi una offerta di titoli e riviste sul tema cibo e fame.Resta un evento che merita una visita; alcuni padiglioni come quello di Israele lasciano il segno e la splendida mostra dei “Tesori d’Italia” curata da Sgarbi rappresenta un unicum da non perdere.

Un po’ come avvenne nella stessa Milano già nel 1906 non credo resterà molto di questa Expo,anche l’Albero della Vita, sicuramente affascinante nelle sue varie scenografie, difficilmente resterà simbolo di una città e segno di un evento.

E pensare che l’Esposizione Universale lasciò a Londra il Crystal Palace nel 1851 e la Torre Eiffel a Parigi nel 1899.

Purtroppo non resterà molto anche della nostra Regione e di uno spazio che nel breve tempo che è stato utilizzato poco e confusamente ha trasferito pensiero,anima e progetti della nostra terra (su tutto è stata francamente insostenibile quella immagine di Orazio con in mano il Pane di Matera ), come poco si è colta l’occasione di Matera 2019 sia per un’adeguata azione di promozione sia per agganciare la Capitale della Cultura al tema dell’alimentazione e della fame nel mondo. Ma per questo c’è ancora tempo per recuperare.

Sicuramente meglio operare con azioni mirate di promozione direttamente nella città di Milano come pure si è cominciato a fare.

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