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POTENZA – In Italia la storia si ripete. Secondo una ricerca dell’Isfol siamo agli ultimi posti tra i Paesi Ocse per le competenze “fondamentali” per muoversi nel mondo del lavoro e nella vita sociale. E per competenze fondamentali si intendono le capacità linguistiche ed espressive e quelle matematiche. La classifica è chiara: ultimi a “leggere e scrivere” e penultimi nelle competenze matematiche. Non stiamo parlando di studenti, ma di persone adulte e spesso con formazioni di livello. E, ovviamente, ad alzare la media negativa non è tanto il Nord industrializzato e dei grandi atenei, ma il Sud. In questo gigantesco meccanismo entra anche la piccola Basilicata. Ne abbiamo parlato con il professore Domenico Senato, docente di Algebra all’università della Basilicata. Siamo partiti da un semplice punto, perché siamo i meno alfabetizzati sulle conoscenze matematiche? Qui entrano in gioco le contingenze. «La crisi economica ha giocato un ruolo fondamentale – dice Senato – perché studiare matematica spesso si ricollega a due cosa: insegnamento nelle scuole o nell’università. La questione della crisi economica non va sottovalutata».

Quest’anno all’Unibas ci sono soltanto sei nuovi immatricolati al corso di laurea di Matematica e questo dipende da ulteriori aspetti. Certo, c’è un problema demografico  ma anche il fatto che nel corso degli anni sono nati diversi corsi di laurea, come Economia e Informatica, che hanno automaticamente drenato studenti alla matematica “pura”. «L’idea che una formazione matematica serva soltanto all’insegnamento è un malinteso – continua il professore – la formazione matematica apre a tantissime opportunità, oltre che a dare solide basi tecniche ». E non si scherza, c’è un sito web, “i mestieri dei matematici”, che raccoglie tantissime testimonianze di laureati che hanno trovato sbocco ovunque. Dall’editoria passando per la meteorologia, logistica, tecnologia, banche, borse e mercati. Insomma, c’è un pregiudizio antico su una scienza “esoterica” come questa. Però guardiamo anche l’altra faccia della medaglia. Quelle sei persone immatricolate «hanno la possibilità di costruire un rapporto diretto con i docenti, molto personale». Non a caso a fine percorso arrivano in tanti, quasi tutti. E anche la ricerca in questo campo funziona molto meglio di altri. L’esempio lampante è la valutazione di pochi mesi fa sulla qualità della ricerca dell’Unibas. In quel caso la facoltà è risultata una delle migliori a differenza, per esempio, di Architettura dove sono stati individuati dei veri e propri plagi. «Quando un matematico sottopone un lavoro a revisione deve confrontarsi con una comunità internazionale – insiste Senato –  Uno storico, per esempio, può anche occuparsi di un aspetto tipico di una zona geografica, con la matematica e la fisica questo non accade. Il quadro di studio e valutazione è globale. E non si può barare a questi livelli. C’è anche il fatto che in questo campo una ricerca può ottenere risultati a distanza di anni. Mentre l’applicazione su un nuovo software dopo pochi anni diventa obsoleta, in matematica una ricerca può essere anche recuperata dopo dieci anni o più».

Il principio è che l’adattabilità della disciplina è enorme. Attorno alla matematica si può costruire e applicare di tutto e quel sito che raccontale esperienze più disparate lo dimostra pienamente. Diciamo che andrebbero abbattuti alcuni pregiudizi. «Spesso nel linguaggio comune, dire che non si capisce nulla di matematica è quasi normale, ma nessuno magari si sognerebbe di dire che non capisce nulla di Manzoni. C’è una questione pregiudiziale eppure il vero hardware di un paese sono proprio le conoscenze scientifiche. Eppure ai miei studenti del primo anno chiedo soltanto una conoscenza dell’italiano, anche perché quando entrano negli atenei non sono affatto formati. ma questo sotto certi aspetti è un bene, perché sono dei fogli bianchi e si può partire da zero, non hanno pregiudizi. C’è, certamente una differenza di linguaggio che è un ostacolo da superare. Il linguaggio matematico è formalizzato, ma il risultato della matematica spiega e interagisce n maniera naturale mille altre cose».

Al Nord – continua Senato -si è di nuovo in crescita dalle nostre parti ci vorrà ancora un po’ per vedere più studenti negli atenei iscritti a matematica. Ma questa è una cosa che si osserva in diversi settori. È vero pure che non ci sono soldi per investire in operazioni coraggiose, chi investirebbe in un corso con sei studenti iscritti?». Ed eccolo materializzato il circolo vizioso del pregiudizio economico. Lo stesso che sta rendendo l’Italia ancora più ignorante di prima.

v.panettieri@luedi.it

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