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POTENZA – Non si tratta – non può trattarsi – di un evento al femminile. Non se, precisa la presidente della commissione pari opportunità, Angela Blasi, l’obiettivo è il confronto concreto. Ma la serie di incontri organizzata dalla CRPO, in collaborazione con l’Unibas e il CUG (Comitato unico di garanzia dell’Unibas) vuole provare a portare uno sguardo femminile all’interno del dibattito sulla questione di genere, riletta in chiave contemporanea.
Prima tappa, Potenza, nell’aula magna dell’ateneo in via Nazario Sauro, lunedì prossimo. Si dicuterà di costituzione, di “che genere di costituzione” alla presenza di voci autorevoli come quella di Daria De Pretis, giudice costituzionale, o di Maria Teresa Morelli, dell’ICHRPI (International Commission for the History of Representative and Parliamentary Institutions).
Il format dell’iniziativa presentata ieri a Potenza prende il via (e il nome) da un intervento della rettrice lucana, Aurelia Sole, all’indomani della polemica scoppiata sul concorso per miss con in giuria il rettore della Sapienza. Allora il punto fu: che genere di univeristà vogliamo?
«Ne abbiamo fatto un format – spiega Blasi – che porteremo in giro sul territorio, declinandolo in più tematiche». Ecco che a Viggiano si discuterà di lavoro, a Genzano di impresa, a Lagonegro di società, a Scanzano di linguaggio di genere, a Matera, per l’appuntamento conclusivo, di rappresentanza.
La scarsa presenza di donne in ruoli apicali è un dato ormai analizzato più volte. Il caso universitario è emblematico: nonostante una netta predominanza di ricercatrici, ci sono solo 5 rettrici su 96 atenei. Ma discuterne può bastare? «Sicuramente – spiega Sole – la condivisione è il metodo giusto per affrontare il problema. Quanto al ruolo protagonista dell’università, credo che proprio dagli atenei, dai luoghi della formazione in generale, debba partire la battaglia allo stereotipo. Lo si fa con il comportamento innanzitutto: è la regola per rendere credibili le cose».
Se nelle cifre delle donne sta il tasso di democratizzazione del Paese, in Basilicata più che altrove forse c’è un serio problema di rappresentanza. Il consiglio regionale tutto al maschile pone alcune riflessioni.
«La prima ha sicuramente a che vedere con la legge elettorale che va cambiata – aggiunge il presidente del consiglio lucano, Piero Lacorazza – La doppia preferenza nel sistema di voto cammina di pari passo con le previsioni dell’Italicum e della riforma del Titolo V».
Certo, un conto è il dibattito politico un conto è il sistema istituzionale, in cui i buoni propositi spesso franano alla prova del voto segreto o nel rituale delle nomine istituzionali indirizzate da sigle e partiti. Proprio come quelle della CRPO.
Facile, allora, incappare nella più classica delle obiezioni: va bene il dibattito sui territori, ma come poi rendere pratico il principio? Come costruire una condivisione che superi la cerchia delle donne già consapevoli e arrivi, magari, alle nuove generazioni? In altre parole, come superare l’autoreferenzialità?
«Uscendo dalla bolla in cui organismi come le commissioni si sono trovate, private della legittimità dagli stessi palazzi della politica che le hanno istituite», replica Blasi.
Anche per questo – spiega lo sforzo – la manifestazione avrà una seconda fase in cui saranno raccolte proposte, domande, idee per «capire quali siano le istanze inevase». Superando – questo l’auspicio – quella tipologia di dibattito che, per uomini e donne, su certe tematiche sociali, si è fermato in un modello elitario.
Per capire, in altre parole, «che genere di Basilicata vogliamo». 

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