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NEL DAY after del tavolo con il ministro Guidi sono in tanti – compresa la Cisl – a porsi questa domanda: c’è il rischio che l’incontro con il ministro Guidi si riveli l’ennesimo giro di tavolo di un’infinita partita di poker? Del resto non sarebbe la prima volta che il governo giochi il bluff sul tavolo delle trattative. È già accaduto sul memorandum: entrato Papa con una dotazione di quattro miliardi per finanziare interventi su infrastrutture, ambiente, energia e occupazione, il memorandum – che pure tante attese aveva suscitato – uscì clamorosamente cardinale con lo striminzito e anche un po’ provocatorio decretino della coppia Saccomanni-Zanonato che non solo freddò le più che giustificate aspettative del popolo lucano ma fece calare il gelo tra governo e Regione. Da questo punto di vista la visita del ministro Guidi almeno un primo risultato lo ha centrato: riaprire un canale di dialogo con la comunità lucana. L’avanzamento rispetto al passato sul terreno del metodo è evidente ma, al momento, lo scarto tra i buoni propositi, che sempre si manifestano nei tavoli interlocutori, anche solo per garbo istituzionale, e le decisioni ci appare ancora considerevole alla luce delle posizioni piuttosto fumose emerse durante la riunione di ieri.

 Il ministro ha preferito tenersi le mani libere in vista dei successivi approfondimenti nei tavoli tecnici sulle tre questioni più spinose: lo sblocco e il cambiamento di destinazione dei fondi del bonus carburante; l’articolo 16 del decreto liberalizzazioni che avrebbe dovuto recepire il memorandum; le royalties petrolifere fuori dal patto di stabilità. L’impressione è che il governo delle decisioni rapide su questa partita voglia guadagnare tempo. Non amiamo le decisioni affrettate, che spesso si rivelano anche sbagliate, ma trasformare la partita di poker nel solito giro dell’oca sarebbe deleterio. La pazienza e la disponibilità dei lucani non è a tempo indeterminato né senza condizioni. La Cisl è pronta a ragionare su tutto ma restando saldamente dentro la cornice del memorandum del 2011. Non vogliamo sottrarci al senso di responsabilità che ci obbliga nei confronti del paese come principale fornitore energetico, ma non si può scambiare il senso di responsabilità per arrendevolezza nei confronti del governo.

 In particolare, per quanto riguarda la questione del bonus idrocarburi, per la Cisl è prioritario dare subito una risposta di inclusione rispetto alle vecchie e nuove povertà, a partire dai lavoratori espulsi dai cicli produttivi. Pertanto, con le forme e le modalità più opportune, riteniamo che per il bonus carburanti si debba superare l’attuale sistema del fondo unico nazionale e andare verso un fondo a potestà regionale. Gran parte di questo tesoretto, pari a circa 230 milioni di euro, da destinarsi interamente alla Basilicata, come previsto dal piano del lavoro di Cgil Cisl Uil, dovrà essere utilizzato in gran parte per le politiche sociali; quindi per realizzare i contratti di inserimento o reinserimento, che potranno dare risposta a circa diecimila famiglie lucane che sono a rischio povertà. In ogni caso, il bonus carburante non potrà essere più una misura lineare erogata a tutti indipendentemente dalla situazione reddituale, ma andrà indirizzato verso i più bisognosi.

 Nel memorandum c’è quello che serve al paese: aumento della produzione petrolifera senza nuove concessioni; e c’è quello che serve al futuro della nostra regione: più risorse per investimenti, lavoro, infrastrutture e difesa della salute e dell’ambiente. La Basilicata ha già dimostrato la propria disponibilità a venire in contro alle esigenze energetiche del paese, che già copre in maniera considerevole, ma ora è il governo che deve rispettare i patti e ripristinare gli impegni contenuti nel memorandum. Non ci sono nuove trattative o nuovi accordi da fare, ma applicare pienamente gli accordi già sottoscritti e riconoscere alla nostra regione, con i fatti e non con le parole di circostanza, il ruolo di regione di interesse speciale.

 Perché allora non immaginare una vera politica di convenienze localizzative, come più volte rivendicato dalla Cisl, con una fiscalità di vantaggio e costi energetici calmierati in grado di attrarre nuovi investimenti in settori innovativi? Si è spesso detto che il petrolio deve diventare il volano di sviluppo della regione, ma finora si è rivelato volano unicamente dei profitti delle compagnie e della bilancia commerciale italiana. Può la comunità lucana accontentarsi di una fondazione o del mecenatismo culturale delle compagnie petrolifere che macinano ogni giorno profitti da capogiro con il petrolio della Basilicata? Si può pretendere dalla multinazionali del petrolio una qualche forma concreta di responsabilità sociale come la creazione di un indotto manifatturiero-energetico e il sostegno a progetti di ricerca e sviluppo nel settore delle energie rinnovabili?

Queste sono le domande alle quali il ministro Guidi avrebbe dovuto dare una risposta se voleva guadagnarsi il consenso e il sostegno dei lucani. Nei prossimi tavoli tecnici, a partire da quello già convocato per mercoledì prossimo a Roma, il ministro dovrà dunque sciogliere un equivoco di fondo: chiarire se il Mise è il braccio politico delle compagnie petrolifere oppure il motore di una nuova strategia industriale nel settore energetico. Se deciderà di essere lobbista dei petrolieri, dovrà misurarsi con la ribellione democratica e civile dei lucani. Se si porrà al crocevia di una grande progetto di sviluppo per la Basilicata e l’Italia, non faremo mancare il nostro contributo. Il tempo della scelta è ora.

*segretario regionale Cisl

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