X
<
>

Condividi:
4 minuti per la lettura

HO letto qualche articolo critico sull’impianto di illuminazione del ponte. Perché non illuminarlo e poterlo vedere e godere anche sui maxi schermi, almeno finché non lo si dovrà demolire? E se questi schermi, oltre che gli aspetti suggestivi, mostrassero realisticamente anche le deplorevoli condizioni in cui il ponte si trova, non sarebbe questo un modo per coinvolgere la pubblica opinione? In questi ultimi anni, si è risvegliato un nuovo interesse con ulteriori studi su Sergio Musmeci e in particolare sul ponte di Potenza, la sua opera più significativa tra quelle effettivamente realizzate; cosa che dimostra l’assoluta attualità di questa opera.

UN’OPERA UNICA

Sergio Musmeci nei suoi libri adopera spesso i termini “moderno” e “nuovo” per indicare come la sua visione delle strutture si distacchi dal modo formale e ingiustificato con cui opere analoghe erano state fino ad allora concepite.  Alle ricerche teoriche di Musmeci e su Musmeci non è però corrisposta una parallela produzione di opere nelle quali la forma derivi dal flusso delle forze, tanto che il ponte di Potenza è restata, credo a tutt’oggi, l’unica realizzata che materialmente incarna questi principi. Sono state realizzate qualche anno fa, è vero, alcune coperture basate su esigenze funzionali degli spazi sottostanti, che vengono poi ottimizzate al minimo strutturale, con sofisticati programmi informatici – perché rompersi la testa con l’analisi matematica quando ci sono i computer? – come quelle degli architetti giapponesi Matsuro Sasaki e Toyo Ito. Si tratta però di casi diversi. Le citate coperture giapponesi debbono sostenere i carichi diffusi, poco più del peso proprio (la neve, per esempio). Nel caso del ponte di Potenza –  struttura che si conforma liberamente soltanto al naturale fluire delle forze, per trasferire sulle fondazioni i rilevanti carichi stradali concentrati – l’impalcato deve reggere se stesso, ma anche due eventuali file di tir carichi di materiale.

LA VITA UTILE DELL’OPERA

Negli oltre quarant’anni trascorsi dalla costruzione del ponte di Potenza, è stato più volte evidenziato come le strutture in calcestruzzo armato a vista siano vulnerabili agli agenti esterni. Basti pensare all’anidride carbonica presente nell’aria che determina la perdita della sua alcalinità, agendo sulle armature. Non è un caso se nella normativa si è introdotto il concetto di “vita utile” di una struttura, periodo che va programmato, già in fase di progetto, in base all’importanza dell’opera, definita secondo una precisa classificazione. I fattori che influiscono su questa durata sono: tipo di calcestruzzo, compattezza del getto, classe di esposizione, ed entità del copriferro. Nel caso del ponte di Potenza, applicando a posteriori queste norme, avremmo una vita utile di 50 anni. Come si vede, non manca ormai molto, a meno che non si proceda a un risanamento.

Penso alla vergogna di tutto un Paese che ha avuto la capacità progettuale, tecnica e amministrativa di realizzare opere di grande valore culturale se dovesse poi dismetterle o, in definitiva, demolirle. Del resto, analoghi ponti stradali in calcestruzzo di rilevante valore culturale, per esempio quelli progettati da Maillard negli anni trenta in Svizzera, dopo sessanta-settanta anni sono stati tutti soggetti a integrali interventi di conservativi ai fini di ripristinarne la durabilità.

UNA PROPOSTA

Un intervento urgente e indifferibile dovrebbe essere preceduto da una indagine conoscitiva e didattica che, propongo, potrebbe essere affidata alla Università di Potenza. La facoltà di Ingegneria, con il supporto tecnico del Consorzio industriale, dovrebbe rilevare diversi dati. Le condizioni alle quali l’impalcato dovrebbe soddisfare per proteggere dall’acqua se stesso e tutte le strutture sottostanti, per esempio. O lo stato attuale del calcestruzzo e delle armature, la condizione delle armature nei punti della membrana nei quali sostiene l’impalcato.

Alle indagini dovrebbe seguire la redazione di un capitolato tecnico dell’intervento da sottoporre a gara a livello europeo, invitando solo ditte con qualificazione specifica per interventi conservativi del calcestruzzo. 

I FONDI

Il degrado tende col tempo a diffondersi fino a divenire irreversibile; se si ritardasse, i costi per il risanamento aumenterebbero in modo esponenziale. Dove reperire le somme necessarie? Sponsorizzazioni, fondazioni bancarie, fondi europei? È Un argomento nel quale non ho conoscenze specifiche, ma penso che il reperimento sia strettamente legato al grado di coinvolgimento pubblico; a questo scopo, vanno bene anche l’illuminazione e i cartelloni.

IL PASSAGGIO  PEDONALE

Non riesco ad immaginare parapetti o ringhiere per i pedoni che non alterino la purezza di linea del ponte, anche se lo stesso progettista, solo in teoria, questo passaggio lo prevedeva. Non si rischia qualche cosa tipo montagne russe o, per dirla grossa, formiche che passeggiano sull’arcobaleno? Non è questa certo la cosa più urgente da risolvere.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE