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VIBO VALENTIA – “Un vero e proprio archivio dell’usura, composto da numerosi titoli ed assegni suddiviso per nominativi”. Così il gip definisce il ritrovamento, ad opera dei carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo Valentia, di assegni, scritture contabili ed appunti rinvenuti nel corso di una perquisizione nel tabacchino di Domenico Moscato, 56 anni, arrestato nell’operazione “Insomnia 3”.

Il tabacchino, ubicato nel quartiere “Cancello rosso” di Vibo, ad avviso degli inquirenti sarebbe stato meta continua di persone richiedenti soldi a tassi usurari. Il gip definisce nell’ordinanza di arresto Moscato come un “usuraio di professione, essendo stabilmente dedito a tale attività” che avrebbe spinto la vittima (un imprenditore di Vibo) in una “morsa usuraria – scrive il gip – che ha distrutto la sua attività lavorativa e ne ha annientato la dignità personale, incidendo in modo pesante anche sulla sua vita familiare”.

I presunti strozzini avrebbero infatti tentato di minacciargli anche il figlio di 10 anni. L’imprenditore solo nel novembre scorso, dopo i primi arresti, ha trovato il coraggio di denunciare Moscato. La paura da parte della vittima, secondo il gip, nasceva dal fatto che Moscato sarebbe vicino a Vincenzo Barba, capo dell’omonimo clan di Vibo, da poco in libertà dopo aver scontato condanne definitive per associazione mafiosa ed usura ai danni del fotografo Nello Ruello, anche lui testimone di giustizia.

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