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CRACO – Ora il disastro è totale. Da ieri mattina, infatti, tutta l’area sud del Cavone è definitivamente isolata rispetto al versante nord, verso Pisticci.

Sì, perchè senza alcuna comunicazione ufficiale, la Provincia o chi per essa, ha deciso di chiudere al traffico veicolare anche il ponte centenario sul fiume Cavone, impedendo così di fatto a tutte le attività produttive che insistono su quell’area vasta, di raggiungere la Basentana, in tempi e con costi sostenibili. Nei giorni scorsi, dopo la chiusura della bretella provvisoria per la tragica morte di una donna, travolta con la sua auto in seguito a un’improvvisa alluvione, molti commercianti ed operatori commerciali erano riusciti a muoversi utilizzando il dedalo di stradine rurali che consentivano di bypassare sia la bretella chiusa, che il ponte crollato nel febbraio scorso. Ma con la chiusura del ponte Cavone, è stata preclusa loro anche questa possibilità, con il risultato che per raggiungere Pisticci, ad esempio, si deve obbligatoriamente percorrere la Ss Vald’Agri fino a Scanzano Jonico, uscire quindi sulla Ss 106 e tornare indietro per imboccare la Ss 407 Basentana.

Un percorso agevole e veloce sotto il profilo del tracciato, ma molto lungo nei tempi di percorrenza, con circa un’ora e mezza di strada. Una decisione, quella di chiudere il ponte Cavone e l’intero tronco di strada, presa senza aver prima effettuato i carotaggi annunciati dieci giorni fa dalla task force di tecnici regionali, provinciali e dell’università di Basilicata. Gli esperti, coordinati dal dirigente del dipartimento Infrastrutture della Regione, l’ingnegner Mario Cerverizzo, all’esito di un sopralluogo non strumentale avevano manifestato alcune perplessità su un ponticello per cui si erano riservati di verificare meglio alla luce di visibili cedimenti, impegnandosi entro pochi giorni a far ripulire tutta l’area sotto il ponte Cavone, invasa dalla vegetazione nell’alveo, per poi effettuare le opportune verifiche strumentali.

Tutti si attendevano, dunque, i controlli mentre si è proceduto a una chiusura preventiva, che manderà completamente in tilt tutta la zona. Si pensi agli studenti, in vista dell’imminente apertura delle scuole, i quali prima arrivavano con un bus a valle del ponte crollato percorrevano a piedi una stradella sterrata parallela al ponte e venivano prelevati da un’altra navetta che li portava a Pisticci in mezz’ora. Oggi è stata preclusa loro anche questa possibilità, con il risultato che anche loro dovranno partire da casa circa un’ora prima per arrivare all’inizio delle lezioni. Mercoledì scorso, un gruppo di artigiani e commercianti di Craco, si sono recati sul ponte Cavone insieme con un tecnico del Comune di Craco; lì sono scesi nell’alveo del fiume, fotografando con dovizia di particolari tutti i piloni, dove non si nota alcun segno di cedimento, nonostante si tratti di una struttura antica di un secolo. Non una crepa, nessuna lesione, né tallonatura o cedimenti visibili sul manto stradale superiore. Quindi, secondo loro, al momento non si sarebbe alcun motivo per chiudere quel ponte; anche perchè non è più percorso dai tir che portano i liquami da trattare a Tecnoparco Valbasento, ovvero gli indiziati numero uno per i danni irreparabili arrecati alla Provinciale 176 in questi ultimi anni. Secondo le prime indiscrezioni, pare che gli esercenti della zona, una ventina solo di Craco, ma verranno coinvolti anche quelli dei centri limitrofi, tutti ugualmente danneggiati da questa chiusura, sarebbero pronti ad istituire già nella prossima settimana un blocco totale della Vald’Agri, per protestare contro questa decisione preventiva per il ponte Cavone. 

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