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REGGIO CALABRIA – Il gup di Reggio Calabria Tommasina Cotroneo ha condannato a cinque anni di reclusione, per peculato, l’architetto Bruno Labate accusato di essersi appropriato indebitamente di alcune somme dal Comune di Reggio Calabria il cui pagamento era stato disposto dall’allora dirigente dell’Ufficio finanze dell’Ente Orsola Fallara suicidatasi nel dicembre 2010. Secondo l’accusa, Labate, avrebbe avuto liquidati dei progetti che in realtà non avrebbe mai realizzato. Nel corso dell’inchiesta, Labate ha restituito parte del denaro di cui si sarebbe appropriato e ha ammesso di avere avuto durante quel periodo una relazione sentimentale con la dirigente del Comune.
GLI SVILUPPI DELLE INDAGINI. La conclusione delle indagini aveva portato a contestare al professionista peculato in concorso con la dirigente del comune di Reggio Calabria, Orsola Fallara (deceduta), e truffa. Nella sostanza avrebbe partecipato al sacco delle casse di Palazzo San Giorgio, ottenendo soldi per prestazioni professionali mai svolte. Denaro che sarebbe arrivato con la complicità della manager dell’Ufficio Finanze. Ma il pool di magistrati che conduce l’inchiesta aveva anche firmato il sequestro preventivo dei suoi beni, per un valore equivalente a quanto avrebbe intascato illegalmente. Una valore che dovrebbe aggirarsi attorno ai seicentomila euro, visto che ne aveva già restituti volontariamente 160mila.
Rispetto ad uno dei pagamenti ricevuti il professionista aveva ammesso parte delle sue responsabilità rispetto. L’8 agosto del 2010 Orsola Fallara fa liquidare a favore di Labate 81 mila euro per il “Verde attrezzato di Arghillà, Tremulini e Gebbione”, il 27 dello stesso mese arrivano altri 225 mila euro per gli “Interventi di riqualificazione depuratore Ravagnese – Gallico”. Interrogato all’epoca, Labate aveva ammesso «di non sapere la ragione di quel versamento sul suo conto corrente personale».

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