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PALMI (RC) -«Fate schifo, vergognatevi». E’ stata accolta con urla, pianti (una donna è svenuta in aula) e imprecazioni contro i giudici e il Pm Alessandra Cerreti, l’ennesima stangata contro la cosca Pesce di Rosarno. Un vero e proprio caos che ha seguito la lettura della sentenza del processo “Califfo”, che vedeva alla sbarra presunti capi e affiliati alla potente cosca della Piana di Gioia Tauro, da parte dei giudici del Tribunale Collegiale palmese (presidente Antonio Battaglia, a latere Anna Laura Ascioti e Claudio Paris). 

Sono 153 gli anni complessivi inflitti ai 14 dei 16 imputati coinvolti nel processo scaturito dal ritrovamento del pizzino che il boss Ciccio Pesce aveva cercato di far arrivare all’esterno del carcere pochi giorni dopo il suo arresto avvenuto nell’agosto del 2011. La pena più pesante è stata inflitta a Giuseppe Pesce, fratello di Francesco e suo erede alla guida della famiglia, condannato a 18 anni di reclusione.  Per gli imputati accusati di essere i più stretti collaboratori del boss le pene vanno dai 14 anni e 8 mesi ai 13 anni e 4 mesi di reclusione. Pesante la condanna anche per Ilenia Bellocco, moglie di Giuseppe Pesce e figlia del boss Umberto, condannata a 12 anni di reclusione. Le uniche due assoluzione hanno riguardato gli imputati Maria Rosa Angilletta e Giuseppe Fabrizio. I giudici, inoltre, hanno quantificato in 150 mila euro (oltre al pagamento delle spese processuali) le pene provvisionali che alcuni degli imputati dovranno versare alle parti civili: la Regione Calabria, il Comune di Rosarno e il Ministero dell’Interno. Da definire in sede civile gli ulteriori risarcimenti. 

Ha quindi retto l’impianto accusatorio messo in piedi dal Pm della Dda di Reggio Calabria, Alessandra Cerreti, che al termine della sua requisitoria aveva invocato pene per oltre 200 anni di reclusione. Dopo “All Inside”, la cosca Pesce incassa un altro duro colpo da parte dello Stato. Determinanti per l’indagine sono state anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Giuseppine Pesce e Salvatore Facchinetti e della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola.

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