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Elisa Claps

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Chi sono le donne di casa Restivo e quale fu il loro ruolo nella triste vicenda dell’omicidio di Elisa Claps?

POTENZA – «Non l’avrebbe mai seguito mai, cioè, non aveva alcun motivo. Se ne voleva andare quando l’ha incontrata. Va be’… Questa è ovviamente la versione di Danilo». Tutto sta a chiedersi se mente oppure dice la verità, e sua sorella lo fa. C’è un dubbio che attraversa il suo ragionamento e rimane impresso diciassette anni dopo a testimoniare il suo ruolo nei primi giorni di questa storia. Anna Restivo è più grande di qualche anno di Danilo.

È stata lei a incontrarlo di ritorno dall’appuntamento con Elisa. L’ha accompagnato in ospedale a farsi medicare quella stana ferita. Ha ascoltato la sua storia e ha affrontato i fratelli della ragazza a muso duro per difendere Danilo. Ha fatto anche di più.

Due giorni dopo la scomparsa la Procura della Repubblica di Potenza ha iniziato le intercettazioni sui telefoni di casa loro. La sera prima il padre aveva fermato sulla porta un agente della Squadra mobile che cercava gli abiti del fratello. Il magistrato da un momento all’altro avrebbe potuto autorizzare una perquisizione. Anna avrebbe alzato la cornetta per avvisare la madre. Che fine abbiano fatto quegli indumenti non si sa. Gli inquirenti hanno preferito di restare ad ascoltare.

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Così hanno registrato gli accorgimenti dei familiari, qualche sfogo sincero e, più in là, i monologhi di Danilo che lancia la sua sfida a chi cerca di inchiodarlo all’omicidio di Elisa Claps.

Che in realtà fosse accaduto qualcosa di drammatico era chiaro anche a casa Restivo. «Secondo me, così è andata – spiega la sorella 9 giorni dopo la scomparsa – qualcuno l’ha presa in un raptus di pazzia, secondo me le ha fatto del male, perchè non lo so se è possibile… una persona quindici giorni fuori casa. Con che soldi? Allora c’è qualcuno che la copre … e questa qui…» La frase resta in sospeso ma può darsi che Anna si riferisse all’amica di Elisa, Eliana De Cillis, sospettata a lungo di sapere molto più di quello che aveva detto.

«Tuo fratello non è possibile – le rispose la voce all’altro lato del telefono – perchè giustamente non è che poteva mettersela addosso, anche perchè dici dove la doveva portare? A Montereale (un parco cittadino poco distante,ndr). Hanno setacciato perchè è l’unico posto vicino». Di fatto all’epoca Danilo non aveva nè auto nè patente. Ma qualcosa non la contava giusta. Quella di Elisa che esce dalla chiesa della Trinità era soltanto la sua versione.

L’atteggiamento di Anna e della madre di Danilo si sarebbe trasformato nel corso negli anni dopo l’arresto, il processo e la condanna per false informazioni ai magistrati, poi le accuse, il fermo e le perquisizioni per l’omicidio di Heather Barnett, la sartina trucidata il 12 novembre del 2002 proprio di fronte l’abitazione della compagna di Danilo, Fiamma Marsango, nel piccolo paese inglese di Bournemouth.

«Ciao, senti ti volevo dire questo: stai attento che non ti hanno messo qualche microfono dentro al computer… Ci può essere qualche microfono per coso ambientale». Oramai a casa Restivo anche il cane masticava di indagini sotto copertura. Così la madre si premurava di ricordare al figlio che nel computer che gli avevano sequestrato e restituito cinque mesi dopo poteva starci una cimice per captare un pensiero ad alta voce, che montato a dovere – avranno sospettato – poteva metterlo nei guai senza che avesse fatto nulla, com’era già successo in Italia.

Da allora in poi, ossia da quando Danilo è diventato il principale sospettato per l’omicidio della sartina di Bournemouth gli investigatori hanno registrato una serie di conversazioni con la famiglia e in particolare le donne di casa Restivo, prodighe di consigli e raccomandazioni, ma a volte stufe delle rassicurazioni del loro pupillo. Lui cerca di rassicurarle e intanto ne approfitta per proclamare la sua innocenza.

«È pregiudizievole … potrebbero aver visto prima la fotografia». Spiega alla sorella dopo che alcune ragazze in Inghilterra lo avevano riconosciuto come quello che aveva tagliato loro i capelli su un autobus di linea. «Sì, Danì, però t’hanno riconosciuto? … tu mi puoi dire quello che cazzo ti pare, io ti ho fatto una domanda!» Lui non fa in tempo a dire la parola «Potenza», e lei lo incalza rimproverandogli che anche lì era stato segnalato per la stessa cosa.

Poi gli ricorda di non andare sui blog dove si parla sul caso Claps e che nè lui nè la moglie Fiamma devono lasciare commenti, magari un giorno più avanti decideranno assieme di concedere un’intervista. «Quel sito… mi raccomando che è sempre strumentalizzato». Anna insiste. Piuttosto ci sarebbe andata lei per rispondere a chi indicava il fratello come un mostro da rinchiudere al più presto.

lama

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