X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

In Calabria, ogni giorno, 21 persone muoiono per un problema cardiaco, quasi una ogni ora. E imputato numero uno è il colesterolo. A lanciare l’allarme sono stati Alberico Luigi Catapano, professore ordinario di Farmacologia all’Università di Milano e presidente eletto della Società europea aterosclerosi, e Claudio Borghi, professore ordinario di Medicina interna all’Università di Bologna, in occasione della conferenza stampa di presentazione, a Roma, dei nuovi scenari terapeutici nella lotta al colesterolo alla luce dei risultati dello Sharp (Study of Heart And Renal Protection).
Nella regione, per malattie del sistema circolatorio, sono morte 7.922 persone e di questi decessi 2.175 sono imputabili a malattie ischemiche del cuore. In un solo anno i ricoveri legati ad aterosclerosi coronarica e altre malattie ischemiche del cuore sono stati 7.957.
«Molti di questi ricoveri e di questi decessi – spiegano gli esperti – si sarebbero potuti evitare se solo i livelli di colesterolo fossero state tenuti adeguatamente sotto controllo in modo efficace». In Calabria 23 persone su cento, oltre i 18 anni di età, non si sono mai controllate. La provincia dove le malattie del sistema circolatorio hanno fatto più vittime è stata quella di Cosenza (2.938 decessi). E poi seguono Reggio Calabria (2.364), Catanzaro (1.449), Vibo Valentia (613) e Crotone (558).
In Calabria in un solo anno i ricoveri legati ad aterosclerosi coronarica e altre malattie ischemiche del cuore sono stati 7.957. In Italia invece ogni ora 26 persone vengono ricoverate per un problema di aterosclerosi coronarica e per malattie ischemiche del cuore, 14 persone hanno un infarto e 25 persone muoiono per un problema cardiaco. «Il messaggio “giù il colesterolo” è valido ma deve essere solo lo slogan di partenza, quello con il quale attrarre l’attenzione sul problema lipidico – commenta Claudio Borghi – Oggi, infatti, dire “giù il colesterolo” vuol dire tutto o nulla. Tutto perchè è un monito importante a ridurre in senso favorevole il proprio profilo lipidico, e quindi il proprio profilo cardiovascolare. Nulla in quanto nella formulazione di una strategia efficace si deve distinguere tra colesterolo cosiddetto “cattivo” o LDL e colesterolo “buono” o HDL». «Lo studio Sharp ha dimostrato due aspetti fondamentali – spiega Catapano- in soggetti ad alto rischio di eventi cardiovascolari, quali sono i soggetti con danno renale cronico (CKD) o in dialisi sostitutiva della funzione renale, la terapia ipolipemizzante ed in particolare quella di associazione tra simvastatina ed ezetimibe risulta altamente efficace nel ridurre gli eventi aterosclerotici; inoltre in soggetti politrattati e «fragili» questo approccio terapeutico non evidenzia, nell’ampia popolazione studiata, alcun segno di aumento degli eventi avversi dovuti alla terapia ipolipemizzante».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE