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POTENZA – Avrebbe ricevuto favori, tutt’altro che dovuti, da un imprenditore del capoluogo, ed è sospettato di avergli dato in cambio informazioni riservate.

C’è un alto ufficiale della Guardia di finanza al centro dell’ultima inchiesta della procura di Potenza guidata dal pm Laura Triassi, e degli uomini della Direzione distrettuale antimafia.

Qui i clan non c’entrano, sia ben chiaro. Ma a occuparsi del caso è il pm Francesco Basentini, lo stesso delle inchieste sugli omicidi nel Vulture e i rapporti tra mafia e politica in Regione, assieme agli agenti della Squadra mobile del capoluogo e i colleghi del Nucleo tributario delle stesse Fiamme gialle.

Per il colonnello Mario Zarrillo le ipotesi dell’accusa sono molto gravi. Si parla di corruzione e accesso abusivo al sistema informatico della Finanza, dove sono raccolte diverse informazioni riservate di natura tributaria e non solo.

Nei mesi scorsi sono state diverse le persone convocate dagli investigatori per ricostruire i rapporti tra Zarrillo e un imprenditore di Potenza che gli avrebbe garantito una certa utilità. D’altra parte il primo l’avrebbe ricambiato compiendo degli «atti contrari ai suoi doveri d’ufficio». Sempre stando all’ipotesi dell’accusa.

Il colonnello avrebbe già ricevuto un avviso di garanzia con l’indicazione sommaria dei reati per cui procede la Procura.

Le attenzioni dell’Antimafia potentina lucana su vari episodi di presunte corruttele tra imprenditori e pubblici funzionari sono andate crescendo negli ultimi tempi.

In estate altri avvisi di garanzia erano stati notificati a un imprenditore che l’anno scorso si è aggiudicato un grosso appalto in Regione, Leonardo Mecca, più il responsabile del procedimento Dionigi Pastore, il capo dell’ufficio tecnico di Avigliano, nonché consigliere comunale del capoluogo, Rocco Fiore, e persino l’assessore alle attività produttive in carica, sempre del capoluogo, Luciano De Rosa.

Da allora le attività degli inquirenti sono proseguite sotto traccia, ma di recente sarebbero stati tutti raggiunti da un nuovo avviso di proroga delle indagini nei loro confronti. Una circostanza che allontanerebbe la possibilità di un’archiviazione.

Per risalire a un’ipotesi di corruzione a carico di un militare occorre invece tornare indietro di quasi dieci anni, quando a finire sotto la lente degli inquirenti, in particolare del pm Henry John Woodcock. All’epoca alcuni imprenditori e alti ufficiali delle forze dell’ordine vennero implicati in una storia di fondi neri e appalti pilotati per la costruzione di caserme in mezza Italia, oltre che la realizzazione dell’oledotto che da Viggiano porta il greggio estratto in Val d’Agri nella raffineria di Taranto. Ma da allora per alcuni di loro il processo non si è ancora concluso e ormai incombe la prescrizione.

lama

l.amato@luedi.it

 

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