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UNA spada di Damocle sulla testa. Che non consente di pensare a nuovi investimenti, che non permette di lavorare con la necessaria serenità. «Ora anche se devo mettere un chiodo mi blocco. Che ne sappiamo se il mese prossimo siamo qui o no».

Giuseppe Misuriello è il proprietario dell’Antica osteria Marconi. E quando ci arrivi, davanti a quella piccola e caratteristica casetta, ti accorgi subito che lì la cucina lucana, quella potentina, ha fatto il salto di qualità. Il portone d’ingresso è pieno di adesivi dei vari riconoscimenti ottenuti. Perchè qui si mangia bene, si assapora il buon vino. Il tutto in un’atmosfera calda e accogliente. Che diventa ancora più piacevole d’estate, quando il giardino esterno accoglie tavoli e clienti.

«C’è un polmone verde qui attorno, un fiumicello poco qui sotto. E trovarlo un altro posto con queste caratteristiche non è facile. La cosa più intelligente da fare sarebbe andare via, magari proprio in un’altra città. Ma poi mi freno, penso che qui, in questa piccola impresa, alla fine lavorano sette persone. Sette famiglie che dipendono da questa attività».

L’Antica osteria Marconi è sempre nello stesso posto dal 1994 (dal 2005 sotto la gestione Misuriello): vent’anni di lavoro che potrebbero essere abbattuti in pochi mesi, per far spazio all’ennesimo scempio urbanistico. Un enorme complesso residenziale in un luogo dove davvero non mancano i palazzi. Cemento su cemento, abbattendo l’ultimo spazio di verde dell’area e una delle piccole imprese di questa città che ogni giorno cerca di andare avanti, nonostante la crisi e le difficoltà.

«In realtà se ne parla da dieci anni – dice Misuriello – ma non ce ne siamo preoccupati fino all’anno scorso, quando cioè i proprietari dell’immobile hanno disdetto il contratto d’affitto. La legge infatti prevede che il rinnovo contrattuale per le attività commerciali si rinnovi ogni sei anni. Si rinnova tacitamente se non ci sono difficoltà. Stavolta, però, in previsione probabilmente dell’avvio dei lavori, il nostro contratto non è stato rinnovato. E noi restiamo qui, continuando regolarmente a pagare l’affitto, per reciproca convenienza ma non avendo alcuna voce in capitolo. Ma è chiaro che tutto è a discrezione dell’impresa Auletta che, quando vuole, i lavori può avviarli».

«L’amministrazione – ha spiegato sul Quotidiano di ieri l’assessore all’Urbanistica Pietro Campagna – non poteva opporsi al progetto, perchè conforme al Regolamento urbanistico che ha inglobato il Prg».

«E io voglio pure ammettere che l’attuale amministrazione non abbia colpe in questa vicenda, ma credo che ci sono attività commerciali che hanno anche dato lustro a questa città. E comunque non si può, proprio in un momento in cui già chiudono in tanti, creare dei problemi a chi con difficoltà cerca di andare avanti. Perchè poi per me ci sarebbe anche un altro problema: io gestisco anche la Vineria proprio qui di fronte. E tanto posso permettermi di farlo perchè se c’è un problema attraverso semplicemente la strada. Ma è chiaro che se qui si abbatte poi io sarò costretto a chiudere anche la Vineria». La soluzione? «Chiedo al Comune un confronto concreto: io sono anche disposto a trasferirmi in centro, correndo rischi seri, perchè lì ora stanno chiudendo realtà importanti come il Due Torri, per esempio. Si vuole rivitalizzare il centro? Ci sono locali di proprietà del Comune che possano essere gestiti?». Proposte, in attesa di capire quale sarà il futuro. Intanto si resta legati a un filo che, paradossalmente, può essere rafforzato solo dalla crisi: difficilmente un costruttore spenderebbe ora i suoi soldi in appartamenti che rischiano – come sta già succedendo in altre zone della città – di restare invenduti.

2. Continua

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