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LOCRI (RC) – Una commemorazione vissuta con profonda intensità. Voluta per ricordare la figura di Franco Fortugno, il vicepresidente del Consiglio regionale ucciso a Locri nei seggi per le primarie dell’Unione nel 2005. 

In tanti hanno voluto partecipare alle iniziative programmate nel grosso centro in provincia di Reggio Calabria. Molti i giovani presenti e provenienti da tutta la regione, e con loro hanno partecipano il ministro Graziano Delrio, il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico, la presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi ed il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, insieme a molti sindaci e cittadini della Locride.

Le autorità, in un clima di forte commozione, si sono strette alla vedova di Fortugno, Maria Grazia Laganà, e ai figli Anna e Giuseppe.

Il Ministro Delrio ha voluto sottolineare l’impegno e la figura di Fortugno: «Noi ci siamo, non solo perché dobbiamo onorare la memoria di Franco Fortugno, ma perché vogliamo, attraverso lui, onorare le speranze e le attese di questa terra, e soprattutto dei suoi giovani».

«Fortugno – ha aggiunto Delrio – come tutti i medici, e anch’io lo sono, aveva una vocazione alla cura. Una vocazione che tutti i sindaci devono avere verso le loro comunità. Per questo dico a quanti chiedono la presenza e il rinnovato impegno del Governo in questi territori che noi vogliamo essere presenti al vostro fianco sempre di più e sempre meglio. Vogliamo essere i collaboratori principali delle vostre opere sul territorio, ma è necessario, perché il sangue che è stato versato sia fecondo, che voi, insieme a noi, siate gli animatori delle migliori energie della vostra comunità».

La presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosi Bindi ha aggiunto: «Franco Fortugno era un uomo mite e la sua assenza si avverte nella politica. E’ stato un martire e noi sappiamo che sul sangue dei martiri cresce sempre qualcosa». 

«Se abbiamo fatto qualcosa di buono in questi anni – ha aggiunto Bindi – lo dobbiamo anche al suo sacrificio. Se non ci siamo riusciti siamo qui per assumerci ancora l’impegno. Certo la nostra indifferenza, la nostra sottovalutazione, la nostra ignoranza nei confronti della mafia, è una collaborazione all’uso della violenza. Anche noi con il nostro silenzio e con la nostra incapacità di fare la nostra parte diventiamo in qualche modo corresponsabili. Rompere il silenzio significa creare il presupposto per fare la scelta giusta».

Anche il presidente della Camera, Laura Boldrini, ha voluto portare la sua testimonianza, attraverso una lettera rivolta alla famiglia Fortugno: «L’omicidio politico-mafioso del vicepresidente dell’Assemblea regionale della Calabria, Franco Fortugno, avvenuto dieci anni fa – scrive Boldrini – rappresentò uno spartiacque. Era il segno, per il modo, il tempo e il luogo in cui avvenne, (il seggio delle primarie dove si votava per la scelta del premier del centrosinistra) che qualcosa mutava radicalmente nei riti della criminalità organizzata del nostro paese».

Secondo il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico, «l’omicidio di Francesco Fortugno non è stato un atto criminale qualunque, ma ha rappresentato la volontà della ‘ndrangheta di esercitare un controllo sulle istituzioni e anche sulla rappresentanza politica. Per questo quel delitto è stato un atto di grave e inusitata violenza che noi dobbiamo contrastare con ogni forza perché ancora oggi quei condizionamenti vengono sistematicamente riprodotti». 

«Il Mezzogiorno, e la Calabria in particolare – ha aggiunto Bubbico – devono ritrovare la fiducia in loro stessi e devono esercitare un forte protagonismo partendo dal presupposto che la criminalità organizzata e l’illegalità diffusa generano miserie e povertà. E solo attraverso il rispetto delle regole e la fiducia reciproca che è possibile superare le gravi difficoltà che ancora segnano il destino del Mezzogiorno».

Secondo il presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio, «l’omicidio Fortugno ha costituito uno spartiacque in Calabria perché, a differenza di altre realtà del Mezzogiorno dove la criminalità organizzata ha esercitato per lungo tempo un ruolo di dominio su vaste aree del territorio e dell’economia, qui con quel tragico atto c’è stato un salto di qualità perché mai la ‘ndrangheta aveva puntato la sua attenzione verso uomini delle istituzioni o, almeno, di quel livello istituzionale». 

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