X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

 

LO scorso 10 settembre il Tar (Tribunale amministrativo regionale) ha discusso – si attende ora la sentenza – il ricorso, presentato da alcuni candidati, per l’annullamento del concorso, bandito dal San Carlo per l’assunzione, a tempo determinato,  di 5 dirigenti medici di anestesia e rianimazione. Un concorso che,  stando anche a quanto denunciato, con tanto di nomi e cognomi a fine maggio scorso alla Procura della Repubblica e alla Regione , sarebbe stato strutturato ad hoc per 5 candidati. E proprio quei 5 candidati – a cui se ne potrebbero aggiungere altri 5 visto che i vertici dell’Azienda ospedaliera regionale avrebbero chiesto alla Regione l’ampliamento per raggiungere un totale di 10 unità – alla fine sono risultati, a seguito dell’approvazione il 24 giugno scorso della graduatoria definitiva, i vincitori. Sei di loro hanno, tra l’altro, già un contratto a tempo determinato e già prorogato. 

Della vicenda di questo concorso il “Quotidiano” se ne era occupato il 31 maggio a pochi giorni dalla data – il 3 giugno  – in cui si sono tenute prima la prova pratica e poi, a seguire, quella orale.

Nonostante la segnalazione le due prove si sono comunque svolte anche se sarebbe stato più opportuno bloccarle visto che il 6 maggio scorso – giorno in cui si è tenuta la prova scritta – molti dei candidati ( circa un centinaio quelli che hanno presentato domanda, poco più di 40 quelli che hanno partecipato n.d.r.) si sono accorti che tra quei quesiti, a risposta sintetica, ce ne era uno che era stato oggetto di un corso di aggiornamento professionale tenutosi al San Carlo e a cui potevano avere partecipato solo i medici del nosocomio e non altri. Questo perché nei due quesiti, presenti  in ben  due delle tre buste,  compare una parola “magica”, ovvero il termine “protocollo”.

Ed è risaputo che ogni ospedale adotta  protocolli propri che non è detto che siano uguali dappertutto.

Tralasciando per un attimo il termine “protocollo” è necessario ricostruire quanto accaduto – e già denunciato –  passo per passo fino all’epilogo che ha portato al ricorso al Tar.

L’Azienda ospedaliera, in esecuzione della delibera del 9 ottobre del 2013, bandisce un concorso per 5 contratti a tempo determinato di “Dirigente medico della disciplina di Anestesia e rianimazione”.

Circa un centinaio le domande presentate.

Ai primi di maggio del 2014 si tiene la prova scritta.  Viene sorteggiata una delle tre buste. I candidati devono, come previsto dal bando, rispondere in maniera sintetica a 5 quesiti. Ed è proprio tra i 5 quesiti, presenti in ben due delle tre buste, che compare il termine “protocollo”. Che non passa inosservato e porta molti dei candidati a pensare a male. Ecco allora che partono gli esposti alla Procura e alla Regione.

Il “Quotidiano” racconta l’anomalia del concorso.  Il 3 giugno alla prova pratica e a quella orale arrivano in 13. Uno non si presenta e ne rimangono 12. E 12 sono i nominativi presenti nella graduatoria approvata il 24 giugno scorso.

Come previsto da alcuni candidati a vincere sono stati proprio quei medici di cui avevano fatto i nomi e i cognomi. E ad avvalorare che quel concorso era stato bandito ad hoc ci hanno pensato le buste contenenti i quesiti della prova scritta.

Alcuni dei candidati esclusi, infatti, hanno chiesto e  ottenuto la copia dei verbali della prima prova.

Oltre le due domande presenti in ben due buste, dove si parla di “protocollo”, alcuni degli altri quesiti, sebbene posti utilizzando terminologie differenti, nella sostanza riguardavano lo stesso argomento.

a.giammaria@luedi.it

 

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE