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POTENZA – Nuova bufera sulla selezione della Regione per 50 incarichi di assistenza tecnica sul Po Fesr 2007-2013. Ovvero il “concorso” bandito a poche settimane dal voto regionale e sospeso a seguito della denuncia: alcuni candidati sarebbero stati già a conoscenza delle domande della prova. Esplode lo scandalo e  la commissione esaminatrice si dimette. La Procura della Repubblica di Potenza apre un’inchiesta.

Nel frattempo, l’Autorità di gestione ha provveduto a nominare una nuova commissione, composta da tre direttori della Regione: Andrea Freschi, Liliana Santoro e Domenico Tripaldi. Inoltre, sulla base di una nuova ricognizione delle risorse umane sui singoli dipartimenti (gli assistenti tecnici vigilano sulla spesa dei fondi europei),  «abbiamo proceduto – spiega la stessa Autorità di gestione, Patrizia Minardi – a prorogare i contratti dei cococo scaduti fino a fine gennaio 2014». L’auspicio è che entro quella data la nuova selezione possa essere già conclusa. Ma la matassa da sciogliere è molto complicata. La nuova commissione è in attesa della copia di tutti gli atti relativi alla selezione depositati in Procura. Sulla base dei quali dovrà decidere come procedere.  Prima di tutto si dovrà capire se annullare completamente le selezioni già svolte fino a questo momento e ripartire da zero, o prendere per buoni i risultati delle prove “parziali” e ripartire dal punto in cui il concorso è stato sospeso. Valutazione che chiaramente dipenderà dalla verifica della denuncia che ne ha determinato l’interruzione. Ma mentre  in Regione si cerca di trovare la quadra, tenendo anche conto dei tempi stringenti imposti dai tecnicismi della programmazione della spesa (con il rischio di perdere la copertura economica), una nuova denuncia è stata inviata alla Procura rispetto alle modalità con le quali sono state svolte le selezioni.

A conferma che il “concorso”, già nato sotto un cattiva stella, sarebbe stato evidentemente pilotato per favorire i soliti amici degli amici. Non ci sarebbero stati solo candidati già a conoscenza delle domande prima di arrivare davanti alla commissione, ma anche concorrenti favoriti dalla prima fase, ovvero quella della valutazione dei curricula. Era questo il primo step della selezione. Un punteggio che doveva essere assegnato in base al voto di laurea, i titoli post laurea ed esperienze lavorative.  La prima anomalia – sostiene chi ha sporto la nuova denuncia – è che non sarebbe stato pubblicato alcun elenco degli ammessi al colloquio con relativo punteggio. Togliendo così la possibilità, a chi ne fosse intenzionato, di presentare ricorso. La precedente commissione avrebbe inviato a ciascun candidato una comunicazione con il singolo punteggio. E così, alla fine – sempre secondo quanto si legge nell’esposto –  avrebbero passato la prima valutazione basata sui titoli anche senza esserne in possesso. Alcuni non avrebbero avuto il requisito di un’esperienza lavorativa almeno quinquennale nel settore dei fondi strutturali. Ad altri, invece, sarebbero stati assegnati punteggi come servizio lavorativo, nonostante si trattasse invece di tirocini formativi o ancora interinali.

Insomma, ancora una volta, le regole che disciplinano la selezione delle risorse umane nelle pubbliche amministrazioni sarebbero state ampiamente messe da parte. Chiaramente al fine di garantire i soliti favoritismi.

Che una selezione pubblica per cinquanta collaboratori in Regione a poche settimane dal voto per le regionali potesse destare ampi sospetti qualcuno l’aveva messo in conto. La Cgil, a esempio, aveva chiesto di rimandare le procedure al post elezioni. E alla luce della denuncia che ne ha provocato la sospensione, e di quella nuova giunta in questi giorni, verrebbe da concludere che ci avevano visto lungo. Se dovesse essere confermata l’illegittimità dei criteri con i quali sono stati valutati i concorrenti, la nuova commissione che ha preso il posto di quella dimissionaria non potrà prescindere dal definitivo annullamento della selezione. Il che inevitabilmente comporterà tempi più lunghi, ma quantomeno spazzerà via i troppi dubbi che aleggiano intorno al reclutamento dei 50 assistenti tecnici sul Po Fesr.

m.labanca@luedi.it


LA SCHEDA/UN CONCORSO NATO SOTTO AD UNA CATTIVA STELLA

UNA selezione nata sotto una cattiva stella, si diceva. Proprio così. le polemiche partivano già dalla decisione di ricorrere a una selezione pubblica invece di rinnovare le collaborazioni già esistenti. Una scelta dettata da un ordine del giorno a firma del consigliere regionale, Gianni Rosa, approvato un anno fa in Consiglio all’unanimità. La proposta prevede che i dipartimenti della Regione, invece di procedere per proroghe dei contratti esistenti, selezionino nuove risorse umane attraverso selezioni di pubblica evidenza. A dispetto della norma approvata in Consiglio, in realtà si erano verificate alcune eccezione. Come quella fatta dell’ex assessore alla Formazione, Vincenzo Viti, che, in barba alle “prescrizioni” scelse di continuare sulla strada del rinnovo di sette contratti di assistenza tecnica.  Causando le ire dell’opposizione che aveva proposto e ottenuto l’introduzione di questo criterio per evitare il consolidamento del precariato “storico” funzionale alle pratiche clientelari.

 Eppure il bando dell’Autorità di gestione che faceva proprio il criterio indicata della selezione pubblica veniva accolto da malumori manifestati soprattutto dei sindacati. Preoccupati dalla scelta di lasciare a casa gli 80 precari con contratto scaduto che fino a quel momento avevano garantito l’assistenza tecnica sul Po Fesr. Insomma una materia controversa sui cui si sono registrate anche spaccature interne alla stesse sigle di categoria. Quel che è successo dopo è ormai ben noto. Con lo scandalo delle presuta diffusione delle domande oggetto della selezione prima delle prove stesse. Con le conseguenti dimissioni della commissione chiamata a valutare titoli e colloqui. E la sospensione della selezione.

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