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POTENZA – Dovrà scontare 5 anni per un bacio a una ragazzina Egidio Arcomano, 41enne ed ex responsabile della protezione civile di Calvello.
Lo ha deciso ieri mattina il collegio presieduto da Aldo Gubitosi, con i giudici a latere Lucio Setola e Francesco Rossini. In concomitanza, casuale ma comunque suggestiva, con la giornata mondiale del bacio: una ricorrenza che ha varcato da tempo i confini inglesi e ormai raccoglie diverse adesioni anche in Italia.

La condanna, tutt’altro che leggera, è arrivata al termine di una breve camera di consiglio. Dopo la richiesta del pm, che si era fermato a 2 anni di pena, e le discussioni della parte civile e della difesa.

L’episodio incriminato risale a ottobre del 2010 quando la presunta vittima aveva poco meno di 15 anni.

Arcomano si sarebbe presentato a casa sua, dov’era appena rientrata da scuola e attendeva l’arrivo dei genitori. Il pretesto per farsi aprire sarebbe stato legato al suo ruolo di responsabile della Protezione civile. Poi si sarebbe fatto strada entrando nell’abitazione e accarezzandole il viso a mano aperta, col pollice che le sfiorava le labbra.

La ragazza ha raccontato di averlo lasciato sull’uscio e di essere stata sorpresa quando ne ha avvertito la presenza alle spalle. Per questo lo avrebbe invitato diverse volte a uscire, ma Arcomano prima avrebbe attraversato la stanza affacciandosi alla finestra sul lato opposto dell’ingresso, poi mentre lei lo riaccompagnava fuori si sarebbe girato all’improvviso, le avrebbe afferrato con forza la testa, e le avrebbe schioccato un bacio appassionato.

Tutto si sarebbe svolto in pochi istanti e senza il minimo preavviso. Tant’è che tra i testimoni convocati in aula dall’accusa è sfilato anche il fidanzato dell’epoca della quattordicenne. Un testimone “chiave”, che era al telefono con lei quando all’improvviso sarebbe suonato il campanello della porta. Motivo per cui la ragazza avrebbe poggiato la cornetta sul mobile senza riattaccare.

Ai giudici il giovane ha raccontato di aver sentito in maniera distinta la voce di un uomo, e di aver raccolto subito dopo il racconto dell’aggressione subita. Fino all’arrivo della madre della fidanzata, che poche ore più tardi l’ha accompagnata dai carabinieri. Da qui l’avvio delle indagini coordinate dal pm Annagloria Piccininni. 

L’avvocato Forliano, che ha sempre sostenuto l’innocenza di Arcomano, in aula ha puntato molto sulla tempistica della denuncia. Evidenziando che il suo assistito si è rivolto per primo alle forze dell’ordine per sporgere una formale querela, circa un mese dopo il fattaccio. Quando un amico gli ha raccontato della voce, che iniziava a circolare, per cui era «saltato addosso» a una ragazzina indifesa. Solo che i giudici non gli hanno dato credito, e ieri hanno disposto la trasmissione in procura proprio di quella denuncia, per valutare se non si sia trattato di una vera e propria calunnia ordita per nascondere quanto realmente accaduto. 

«Si tratta di una decisione molto ingiusta e faremo sicuramente appello». Ha dichiarato al Quotidiano il legale, che ai giudici aveva portato anche un testimone disposto a giurare di aver visto Arcomano fermo sull’uscio della porta. Ma non c’è stato nulla da fare.

Soddisfatto, d’altra parte, l’avvocato della famiglia della ragazza, Antonietta Martino, per cui «è stata fatta giustizia» e c’è da augurarsi che la condanna serva da «monito» contro il ripetersi di episodi di questo tipo.

Arcomano è stato condannato anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e al pagamento delle spese legali e di una provvisionale di 20mila euro, come acconto sul risarcimento che verrà determinato dal Tribunale ordinario.

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