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REGGIO CALABRIA – La Polizia di Stato ha eseguito confische di beni, per un valore complessivo di cinque milioni di euro, nei confronti di appartenenti a cosche di ‘ndrangheta del versante ionico e tirrenico della provincia di Reggio Calabria. 

I beni confiscati, in esecuzione di provvedimenti emessi dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, sono riconducibili ad esponenti delle cosche Commisso e Longo coinvolti nelle indagini, coordinate dalla Dda e condotte dalla Squadra mobile reggina, sfociate nelle operazioni “Crimine” e “Scacco Matto”. La confisca riguarda immobili ed imprese ubicati a Siderno e Polistena (GUARDA I BENI CONFISCATI).

I decreti di confisca sono stati emessi dal Tribunale di Reggio Calabria, Sezione Misure di Prevenzione, originati da proposte del questore di Reggio Calabria e risultato di attività di indagine svolta dalla locale squadra Mobile, nonché dei correlati accertamenti di natura patrimoniale. A Polistena il sequestro ha interessato i beni dei fratelli Vincenzo, Giovanni e Francesco Longo, arrestati il 15 marzo 2011 in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione denominata “Scacco Matto”. Secondo l’accusa la potente cosca aveva affiancato alla “tradizionale” attività estorsiva una sempre più penetrante partecipazione negli appalti pubblici. Emblematica, in tal senso, è la vicenda relativa al polo scolastico “Renda” di Polistena, che ha visto l’impresa aggiudicatrice dell’appalto affidare in toto forniture e servizi a società nella titolarità e disponibilità della cosca Longo, assumendo tra le maestranze parenti e soggetti vicini alla consorteria. 

Con il provvedimento sono stati posti i sigilli alle società “Arcoverse Costruzionis.rl.”, con sede a Bologna e “Longo Giovanni & C. s.a.s.”, con sede a Polistena, di cui la cosca si serviva per l’esecuzioni dei lavori. (GUARDA IL VIDEO DELLA CONFISCA)
Sul versante ionico della provincia reggina, sono stati apposti i sigilli ai beni di Cosimo De Leo e Massimo Pellegrino, la cui riconducibilità agli interessi criminali delle cosche sarebbe stata evidenziata dai risultati investigativi emersi dalle indagini relative alla cosiddetta operazione “Bene Comune”, un troncone dell’operazione “Crimine”. Da queste indagini si evince come la cosca Commisso, tradizionalmente egemone nel territorio di Siderno e nelle aree limitrofe, aveva concesso ad alcuni fedeli alleati di formare due nuove cosche, rispettivamente “Rumbo-Figliomeni” e “Correale”, cui aveva concesso ampi margini di autonomia, pur con la costante supervisione della cosca madre. 
In questo contesto spicca la figura di Riccardo Rumbo, che da semplice “manovale” di ‘ndrangheta affiliato alla cosca Commisso diventa, secondo gli inquirenti, “uomo di rispetto” ed abile operatore economico. Le indagini hanno portato ad evidenziare la caratura criminale del geometra Massimo Pellegrino, specializzato nel reinvestimento dei capitali della cosca nel settore immobiliare e di Cosimo De Leo, imprenditore del settore dell’abbigliamento di cui, nonostante il proscioglimento dalle responsabilità penali, è stata dimostrata l’illecita provenienza di taluni cespiti patrimoniali. 
L’esecuzione del provvedimento ha comportato, nei confronti del De Leo , la confisca della quota societaria a lui intestata, pari al 50% del capitale sociale, relativo alla ditta “F.lli De Leo di De Leo Cosimo s.a.s.”, con sede a Siderno contrada Lenzi, nonché dell’immobile adibito a sede dell’attività di vendita all’ingrosso della società.  Nei confronti di Pellegrino il provvedimento di confisca ha riguardato tre immobili nel comune di Siderno, una mansarda e per la quota del 50% a lui intestata, due appartamenti. Il valore complessivo dei beni sottoposti a confisca nelle distinte procedure è di circa 5 milioni di euro.
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