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Fra 11 giorni saranno passati tre anni. La sera del 7 dicembre del 2010 sua figlia, Anna Rosa Fontana, 38 anni, fu uccisa con otto coltellate dall’ex convivente Paolo Chieco. Da quel giorno per Camilla Schiuma nulla è stato più come prima.  L’assassino è stato condannato a 30 anni per omicidio pluriaggravato ma resta una legge che consente attenuanti e riduzioni di pena.

E’ contro quel testo che Camilla schiuma, ancora oggi chiede a tutti di non chiudere gli occhi.

Anche lei ha partecipato al corteo promosso ieri pomeriggio in piazza Vittorio Veneto e dietro ad uno degli striscioni c’è la figlia di Anna Rosa che oggi ha 10 anni, accompagnata dalla zia Antonella.

«Si è mosso qualcosa – dice – ma non è sufficiente. Le pene devono essere certe, non si possono prevedere sconti per chi uccide una donna. Per le famiglie è un ulteriore strazio, riapriamo ferite che non si chiudono mai.

Domani (oggi per chi legge, ndr.) si terrà un’altra udienza che riguarda il reato di stalking perpetrato ai danni di mia figlia dal suo assassino. Nonostante l’esito fatale di quella vicenda, ancora oggi dobbiamo tornare in aula a parlare di quei fatti che la morte di mia figlia ha dimostrato.

Oggi, a distanza di tre anni, vogliamo elaborare il nostro lutto in silenzio, come è nostro diritto.

Nessuno mi restituirà Anna Rosa, ma almeno le istituzioni garantiscano una legge che tuteli le famiglie delle vittime che vivono tutti i giorni con quel trauma.

La frequenza con cui le donne, ancora oggi, sono vittime di aggressioni e omicidi dovrebbe spingere tutti, a tutti i livelli, ad intervenire per inasprire le pene ed evitare che chi ha ucciso non torni libero.

a.ciervo@luedi.it

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