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Dopo dieci mesi dall’operazione che portò all’arresto dei fratelli del sindaco di Corigliano, e le numerose polemiche seguite, è arrivata la decisione del Consiglio dei Ministri sul Comune di Corigliano che è stato sciolto per presunte infiltrazioni mafiose emerse da una indagine della Dda di Catanzaro che ha travolto il sindaco, Pasqualina Straface, del centrodestra, indagata per concorso esterno.
A Corigliano Calabro, il sesto comune della Calabria per grandezza e popolazione, si era votato nel giugno 2009 ed il sindaco Straface fu eletta al secondo turno con il 53,1% dei voti. A distanza di un anno dalle elezione il sindaco è stato travolto dall’inchiesta dei magistrati del capoluogo calabrese che, nel luglio del 2010, ha portato all’arresto dei due fratelli, Franco e Mario Straface, insieme ad altre 65 persone accusate a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico internazionale di stupefacenti, estorsione, usura e sfruttamento della prostituzione.
I fratelli Straface sono accusati da alcuni collaboratori di giustizia di essere legati storicamente al «locale» di Corigliano, una delle cosche più potenti della Calabria, che opera nell’alto Ionio cosentino.
I due imprenditori sono accusati, tra l’altro di un’estorsione compiuta nel corso della realizzazione di un villaggio turistico. Il titolare della società che stava realizzando la struttura, è l’accusa mossa dalla Dda, sarebbe stato costretto da Maurizio Barilari, ritenuto il capo della cosca di Corigliano, ad affidare un appalto milionario, prima per la sola fornitura del cemento e poi per tutta l’opera, alla Straface Srl di Mario e Franco.
Dalle indagini erano emersi anche contatti tra il sindaco Straface ed un parente molto stretto di Santo Carelli, ritenuto dagli investigatori il boss e fondatore della cosca di Corigliano, attualmente detenuto perchè deve scontare una condanna definitiva all’ergastolo. I contatti, secondo l’accusa, risalirebbero al periodo immediatamente precedente alle elezioni comunali del 2009 e la Dda ritiene che fossero finalizzati a garantire l’elezione a sindaco di Pasqualina Straface. Gli elementi emersi nel corso delle indagini avevano indotto, nel settembre del 2010, l’allora prefetto di Cosenza Antonio Reppucci (attualmente Prefetto a Catanzaro), a disporre l’insediamento della commissione d’accesso i cui lavori si sono conclusi nei mesi scorsi.

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