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REGGIO CALABRIA – I carabinieri del comando provinciale di Milano hanno dato esecuzione dalle prime luci dell’alba ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 58 persone indagate per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi, riciclaggio e ricettazione. Gli arrestati sono ritenuti appartenenti ad una organizzazione criminale che si procurava la droga dalla Colombia per poi introdurla sul territorio italiano attraverso una rete articolata di corrieri. Gli arresti sono eseguiti a Milano e nel resto della Lombardia in particolare a Monza, in Brianza, Bergamo, Varese, Cremona ma anche a La Spezia e Reggio Calabria. I destinatari delle custodie cautelari emesse dalla Dda di Milano sono ritenuti appartenenti ad una struttura criminale che si approvvigionava della sostanza stupefacente direttamente dai cartelli colombiani della droga, per poi introdurla sul territorio italiano con un’articolata rete di corrieri.

Al vertice dell’organizzazione smantellata c’erano Francesco e Sergio Giovinazzo, padre e figlio rispettivamente di 62 e 42 anni, entrambi con precedenti, originari della Locride ma residenti a La Spezia. Secondo gli investigatori erano loro a gestire l’importazione della droga dalla Spagna verso l’Italia, e il riciclaggio del denaro proveniente dalla vendita, che attraverso un complicato giro di triangolazioni bancarie, passava dalla penisola iberica alla Svizzera per poi finire a San Marino e infine tornare in Italia. I due sono stati notati anche per lo stile di vita al di sopra delle loro possibilità (dimostrato dalle auto di lusso in loro possesso) in relazione a quanto dichiarato ufficialmente. Nonostante fossero nullatenenti, gli uomini della GdF hanno individuato un flusso di oltre 2 milioni di euro e provveduto al sequestro di attività commerciali e beni immobili nelle loro disponibilità. Impossibile, al momento, quantificare il giro d’affari dell’intera banda. A intrattenere i rapporti con i narcos colombiani e a gestire la vendita sul territorio nazionale erano Giuseppe Scordo, di 34 anni, e Antonello Fanuzza, di 47. La loro base era a Cesano Boscone (Milano), da dove erano vendute le partite al dettaglio per le piazze di Affori, Lorenteggio, e dell’hinterland del capoluogo lombardo. In totale le ordinanze di custodia cautelare sono 58 (in realtà 59 ma uno dei destinatari è morto nel frattempo) con accuse che vanno dal traffico internazionale di stupefacenti, alla detenzione di armi, ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro di provenienza illecita. Sebbene durante le indagini siano emersi collegamenti con personaggi ritenuti vicini alla ‘ndrangheta, gli investigatori non hanno potuto accertare l’appartenenza della banda all’organizzazione criminale. 
Due ‘luogotenenti’ dell’organizzazione risiedevano a Cesano Boscone (Mi) e da lì tenevano i contatti con gli altri gruppi criminali a cui smerciavano grandi quantità di droga che poi veniva spacciata al dettaglio. L’organizzazione si approvvigionava tramite canali diretti con i cartelli colombiani della droga, introducendola sul territorio italiano con una fitta rete di corrieri. Venivano utilizzate tecniche di occultamento come quella di sciogliere la cocaina ed impregnarla nella lana poi utilizzata per filare tappeti che venivano importati in Italia. Il gruppo possedeva una ‘raffinerià in un’appartamento di via Gulli a Milano, dove un chimico venezuelano estraeva la droga dai tappeti. Quando è stata fatta irruzione nel locale sono stati trovati 10 tappeti, 5 kg di cocaina appena estratta e due persone, ma del chimico non c’era traccia. L’uomo risulta latitante. A gestire la parte economico-finanziaria, invece, erano padre e figlio residenti nei pressi di La Spezia. Attraverso alcuni contatti esteri (due francesi e uno spagnolo) facevano transitare il flusso di denaro in altri paesi e poi lo facevano tornare in Italia, di nuovo a disposizione dell’organizzazione.

 

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