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CATANZARO – Corsi di formazione fantasma, progetti di ricerca fittizi, funzionari infedeli e politici compiacenti (tra cui l’ex assessore Saverio Zavettieri e l’ex consigliere regionale Antonio Borrello). Per una presunta maxi-truffa ai danni della Regione Calabria, dello Stato e dell’Unione europea, che avrebbe permesso ai presunti componenti di una vera e propria associazione a delinquere di far lievitare i propri conti correnti almeno fino al 2011, ricorrendo alla creazione ad hoc di una serie infinita di società e di enti no-profit, con sede legale, anche questa rigorosamente fittizia, dislocata nei più disparati angoli del territorio nazionale, e sede operativa originariamente a Catanzaro e, successivamente, ad Amantea, al fine di beneficiare di finanziamenti erogati dalla Regione, nell’ambito del Por 2000/2006, per progetti di ricerca, di master finanziati dal ministero dell’Università, dell’Istruzione e della Ricerca, nell’ambito del Pon, per corsi di Alta formazione finanziati sempre dal Miur e per corsi cofinanzianti da Miur e Regione Calabria, per un totale di oltre 11 milioni di euro, di cui quasi 6 effettivamente percepiti. 

Questa, almeno, l’ipotesi accusatoria, che pende a carico di 28 persone, i cui nomi sono finiti nell’elenco degli indagati di una possente inchiesta aperta nel 2005 dall’allora pm Luigi de Magistris ed ereditata, al termine di un tortuoso iter giudiziario, dai sostituti procuratori Elio Romano e Alberto Cianfarini, che, messi insieme tutti i tasselli del mosaico accusatorio, sono pronti a dare lo sprint finale, con gli interrogatori già fissati per il prossimo 10 maggio. Data in cui i magistrati entreranno nel vivo dei lunghi e dettagliati capi di imputazione confluiti nel voluminoso avviso di garanzia che attribuisce a ciascun indagato un ruolo ben definito all’interno della presunta associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla corruzione.

IL PROTAGONISTA. Presunto protagonista indiscusso della scena, l’imprenditore cosentino Maurizio Vadacchino, che, forte dell’appoggio di un politico di razza come Saverio Zavettieri, all’epoca in cui quest’ultimo ricopriva la carica di assessore regionale alla Cultura e all’Istruzione nella giunta guidata da Giuseppe Chiaravalloti, rimasta in carica dal 2000 al 2005, oltre a farsi nominare consulente esterno per la Regione Calabria, sarebbe riuscito a fare razzìa di fondi addirittura partecipando in prima persona alle Commissioni deputate alla valutazione e all’ammissione ai finanziamenti pubblici dei progetti di ricerca, dei master e dei corsi di formazione professionale, così facendo ottenere le erogazioni pubbliche in questione agli enti no profit ed alle società di cui lui stesso era il legale rappresentante o l’amministratore di fatto. 

I COMPLICI. A supportare Vadacchino, sempre ripercorrendo la tesi accusatoria, ci sarebbe stata una fitta rete di collaboratori e funzionari pubblici (in particolare  di dirigenti scolastici, docenti universitari, funzionari e dirigenti regionali, politici di varia estrazione), che avrebbero attestato, di volta in volta, il regolare svolgimento dei corsi finanziati e l’esborso di spese, meramente fittizie, attraverso la redazione di documentazione amministrativa e di fatture per operazioni in realtà inesistenti. Tutt’intorno, decine di prestanome, tra cui l’ex moglie, Laura Mollica, due collaboratrici di nazionalità rumena e bielorussa, un docente presso l’università di Siena, Riccardo Giannetti, e gli imprenditori Riccardo Giannetti e Roberto e Ragadali. Ad affiancarlo negli affari sarebbe stata la commercialista Maria Cristina Alfano, suggeritrice di tutti gli escamotage fiscali da adottare. Quindi, in cinque, tra commercianti e docenti (Silvano Perri, Marino Bonanno, Tommaso Caporale, Francesco Sassone e Francesca Papini), avrebbero provveduto a sfornare le false fatture da produrre alla Regione. 

VIOLENZA E MINACCE. E se qualcuno avesse osato intralciarlo nel suo cammino, giù con le botte, così come sarebbe accaduto, sempre secondo i magistrati, nel caso di un imprenditore che, dopo avere scoperto l’utilizzo da parte di Valdacchino di carta intestata alla propria azienda (la “Barone srl”), con tanto di firme e timbri falsi, al fine di rendicontare spese fittizie inerenti i progetti di ricerca ammessi ai finanziamenti pubblici da allegare alla documentazione amministrativa prodotta alla Regione Calabria, si sarebbe ribellato, ricevendo per tutta risposta schiaffi e minacce di morte, riuscendo, tuttavia, a darsela a gambe dal luogo dell’aggressione, inseguito da uno dei collaboratori di Valdacchino con in mano un bastone di ferro. Un episodio,   questo, che vede indagati solo l’imprenditore e Giacomino Guido, detto il “pantera”, insieme ad altri soggetti mai identificati, per i reati di violenza e minaccia. 

IL POLITICO. Capitolo a parte quello dedicato a Saverio Zavettieri, grazie al quale Valdacchino, secondo l’accusa, avrebbe ottenuto l’approvazione di ingenti finanziamenti comunitari e regionali, inserendo nelle commissioni aggiudicatrici se stesso o persone a lui vicine, come Francesca Papini o Umberto Dal Maso. “Come contropartita per l’aiuto prestato – scrivono i magistrati –  Zavettieri chiedeva l’inserimento di ulteriore personale nelle attività inerenti le “Ricerche” (12 persone segnalate dall’ex assessore, che avrebbero dovuto percepire dai 4.OOO ai 7.000 euro, senza prestare alcuna attività)”, mentre, in occasione delle elezioni politiche del 2006, avrebbe chiesto a Valdacchino “prima la raccolta di firme utili per superare la soglia minima per far partecipare alla tornata elettorale la sua lista in Toscana (I Socialisti) e poi il procacciamento di voti ad Amantea (Cs)”, dove si riteneva “scoperto”. 

LA CORRUZIONE. A favorire l’ammissione ai finanziamenti di ben 9 progetti sarebbe stato Umberto Dal Maso, in qualità di componente delle commissioni di valutazione dei progetti regionali per le attività di ricerca, percependo in cambio “ingenti somme di denaro”, scrivono ancora i magistrati, che contestano, inoltre, alla funzionaria del Dipartimento regionale di Alta formazione presso l’assessorato all’Istruzione e alla Cultura, Annunziata Tripodi, di avere agevolato a sua volta Vadacchino, mettendo mano alle carte false, ricevendo in cambio lo sconto di 30 mila euro sull’acquisto di una imbarcazione dal valore di 8a, intestata ad una sua società di comodo.

Fin qui, dunque, la ricostruzione dei fatti contenuta nell’avviso di garanzia che permetterà a tutti gli indagati di difendersi davanti ai magistrati il 10 maggio, nel tentativo di  tirarsi fuori dai guai giudiziari riportati alla luce dalla Procura, a distanza di ben sette anni dall’apertura del fascicolo.

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