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POTENZA – Il ministro Andrea Orlando intende «integrare» la composizione della commissione del Csm incaricata di riscrivere la geografia giudiziaria italiana con «un rappresentante dell’avvocatura istituzionale».
Ad annunciarlo è stato il presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin, che mercoledì ha incontrato il guardasigilli riportandogli le sollecitazioni arrivate anche dagli ordini lucani mobilitati a difesa della Corte d’appello di Potenza.
Nei giorni scorsi Mascherin aveva ricevuto una lettera in proposito da parte del componente lucano del Consiglio nazionale forense, Giuseppe Labriola, e dei presidenti degli ordini di Potenza e Matera, Giampaolo Brienza e Nicola Rocco.
«Il Consiglio nazionale forense – spiega Mascherin rispondendo ai 3 avvocati – presterà la massima attenzione al tema da voi sottopostomi, e lo stesso farà per tutti i territori interessati, essendo volontà del Consiglio nazionale procedere a una attenta quanto scientifica analisi di tutti i fattori rilevanti, e non solo dell’elemento dei costi».
«Nel recente passato infatti – prosegue – la politica ha affrontato la questione della geografia giudiziaria trascurando fattori necessari al compiuto esercizio di una corretta giurisdizione, quali le esigenze di prossimità del giudice al cittadino, lo stato dei collegamenti e la diversa morfologia dei singoli territori, l’effettiva produttività, l’impatto socio economico sul singolo territorio derivante dalla soppressione di un ufficio giudiziario, il reale risparmio di costi, le esigenze di pubblica sicurezza e altro ancora».
L’ultima parola sull’ingresso del rappresentante dell’«avvocatura istituzionale» nella commissione che da settembre è al lavoro sul riordino di circoscrizioni e distretti giudiziari spetterà comunque al Csm. Poi ci sarà da capire che margini di discussione esistono rispetto agli stessi criteri di rideterminazione della geografia degli uffici.
A meno di ritardi, che potrebbero materializzarsi proprio con l’arrivo di voci dissonanti all’interno del “conclave”, i commissari dovranno presentare uno «schema di progetto», entro il 31 dicembre. Poi spetterà al governo decidere il da farsi: se tradurre la riforma in un disegno di legge dell’esecutivo, oppure chiedere al Parlamento una delega legislativa ad hoc.
Nel decreto istitutivo a firma del ministro Orlando non si fa riferimento ai criteri specifici, a parte la «promozione del valore della specializzazione nella ripartizione delle competenze». Nessun accenno a parametri demografici o carichi di lavoro, né a regioni, capoluoghi o le vecchie province. Una delega in bianco, insomma, che ha riaperto scenari mai del tutto chiusi, in cui gli uffici più piccoli, come il distretto giudiziario lucano, vengono smembrati e annessi ai limitrofi.
Tra le voci più insistenti c’è quella che vedrebbe il Tribunale di Potenza assorbito dal distretto giudiziario di Salerno, Catanzaro, o un nuovo distretto giudiziario di Castrovillari. Mentre Matera andrebbe “sotto” Bari, ma col rischio di finire nella lista degli uffici da sopprimere subito o in futuro prossimo venturo.
Senza lo “scudo” della norma che prevede un minimo di 3 tribunali per distretto, e oggi garantisce i 3 uffici lucani (Potenza, Matera e Lagonegro), torna infatti in primo piano la questione dei numeri, che a Matera e Lagonegro restano particolarmente bassi. Tant’è vero che a quest’ultimo Tribunale è servita l’annessione del circondario di Sala Consilina per evitare il destino toccato a Melfi due anni fa.
La “salvezza” del distretto lucano potrebbe quindi passare per accorpamenti in senso opposto allargando la sua area di competenza oltre i confini attuali.
Intanto, a Potenza, si è riunito per la prima volta il neocostituito “Comitato di salvaguardia della Corte di Appello” con la partecipazione anche del direttore generale della Presidenza della giunta regionale, Vito Marsico.
«La soppressione del distretto della Corte di Appello di Potenza è il preludio al disegno delle macroregioni, che secondo l’ultima proposta vedrebbe smembrata la Basilicata, tra la Puglia e la Calabria».
Questo il punto di visto su cui hanno concordato tutti i presenti.
«La soppressione della Corte di appello e, a cascata, di altre articolazioni dello Stato – ha detto Marsico, secondo quanto reso noto dall’ufficio stampa della giunta regionale – metterebbe in crisi tutto il sistema economico della regione. Tutto il lavoro che è stato fatto in questi anni per rendere appetibile la Basilicata, andrebbe vanificato. La Basilicata pur non essendo un’isola felice ha condizioni di vivibilità ed è anche grazie ai suoi presidi di giustizia. Nel frattempo il presidente Pittella si sta attivando con il ministro Orlando per una serie di emendamenti volti alla salvaguardia dei distretti di Corte d’appello delle singole regioni».
Secondo Marsico, infine, «motivo di ragionamento nella salvaguardia del presidio di giustizia, potrebbe essere anche uno sforzo economico da parte della Regione, che nonostante le difficoltà economiche per i tagli sulle royalties e il deprezzamento del greggio al barile, sarà disponibile a qualsiasi sacrificio pur di sostenere la permanenza della Corte d’Appello a Potenza». 

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