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La cerimonia in Corte dei Conti

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CATANZARO – Non usa mezzi termini il procuratore generale della Corte dei Conti Calabria, Maria Anita Rachele Aronica, nel commentare l’uso dei finanziamenti pubblici comunitari in Calabria non solo da parte dei privati ma anche e soprattutto da parte degli enti pubblici.

«L’illecito utilizzo dei fondi pubblici comunitari – ha sostenuto il procuratore nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario – da parte di privati, ma anche dagli stessi enti pubblici comporta non solo uno sviamento delle finalità per le quali il finanziamento è stato concesso ma anche, spesso, la mancata e/o incompleta realizzazione dell’investimento».

Nel 2020 l’importo complessivo delle citazioni nella materia è stato di oltre 10 milioni di euro, compresi i finanziamenti regionali.

Un esempio, di questo uso deviato, è la mancata esecuzione della stazione radar della protezione civile: «Non solo non è stata realizzata – ha detto il procuratore Aronica – un’opera che sarebbe stata molto utile alla comunità per la prevenzione delle catastrofi meteorologiche ma è stato perso il finanziamento».

Il radar «è stato acquistato per oltre un milione ma è ancora in Germania perché non è stato trovato il posto in cui allocarlo. È un caso emblematico di cattiva gestione: si è perso il finanziamento e la Regione ha pagato più di un milione. Altre opere pubbliche non completate sono i lavori di sistemazione del lungo mare di Crotone e la strada panoramica di Rosarno-Pizzo. In entrambi i casi il progetto era stato validato e i lavori consegnati, nonostante le evidenti carenze, causa dei rallentamenti d’esecuzione e della mancata competa ultimazione».

«A volte – ha sostenuto ancora – l’illecito ottenimento del finanziamento e/o la sua illecita utilizzazione calpesta categorie svantaggiate e/o fragili alle quali avrebbero dovuto essere offerti servizi e/o occupazione che, invece, non sono stati erogati, sono stati erogati in misura molto minore (assunzione di lavoratori svantaggiati, accoglienza profughi)».

Ma anche il mondo sanitario è stato inserito nel focus del procuratore: «Assistiamo – ha sostenuto – ad un fenomeno sistematico di mala gestio che si verifica nelle Aziende sanitarie per i mancati, ritardati o doppi pagamenti. Fattispecie che provocano una lievitazione esponenziale del debito legata a interessi, spese e che sfocia spesso nella nomina di commissari ad acta. Collegato a questo è anche il fenomeno del ricorso sistematico alle anticipazioni di tesoreria per mancanza di liquidità, che si traducono nella sostanza in altri debiti e che producono spese per interessi e compensi. Il quadro è sconfortante e se non si pone fine a questo modus operandi nella gestione del debito difficilmente il disavanzo della sanità calabrese e potrà rientrare».

Il magistrato contabile ha poi ricordato che nel corso del 2020 «siamo riusciti nel 2020 a depositare parecchi atti per circa 30 milioni di euro, solo per ciò che riguarda le citazioni, abbiamo fatto sequestri, atti di impugnazione, molte deleghe alla Guardia di Finanza per circa 100 milioni di euro. Anche in sezione, rispetto alle 60 sentenze depositate in materia di responsabilità, solo 8 sono state di rigetto. L’attività dunque è proseguita nonostante i limiti imposti dall’emergenza sanitaria».

Per quanto riguarda gli appalti il procuratore ha evidenziato che «sia pure per un arco di tempo limitato e collegato all’emergenza covid, cioè fino al 31 luglio 2021, la responsabilità erariale per condotte attive è stata limitata solo al dolo, escludendo la colpa grave. Questo per rimediare alla cosiddetta “paura della firma”, anche se ci saranno, da riflesso, delle sacche di impunità», aggiungendo che «più che limitare la responsabilità erariale, il legislatore dovrebbe intervenire con norme chiare. Anche il personale dovrebbe essere adeguato, le strutture della pubblica amministrazione devono essere dotate di personale sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo puntando sulla formazione».

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