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Avrebbe abusato della figlioletta di appena sei anni. E’ la squallida di un padre di 40 anni per il quale proprio ieri la Procura di Cosenza, nella persona del pubblico ministero Paola Izzo, ha chiesto il rinvio a giudizio. Si tratta del cosentino Massimo D., imprenditore, difeso dagli avvocati Giovanni Cirio e Debora De Rose, del foro bruzio. Per questa vicenda, e a seguito della denuncia a suo tempo presentata dall’ex moglie, l’uomo era stato arrestato lo scorso mese di luglio. Il Tribunale della Libertà di Catanzaro, considerato che la bimba si era nel frattempo trasferita al Nord Italia, gli concesse poi gli arresti domiciliari.
Per Massimo D., ora a piede libero con l’obbligo di non avvicinarsi alla figlia, l’accusa è di abusi sessuali. Le violenze contestate si sarebbero materializzate tutte di sera in casa dell’uomo e in assenza della moglie, in quanto i due, erano separati e a turno si prendevano cura della piccola, nata nel 2005.
Il padre, secondo l’accusa, ne avrebbe approfittato quando toccava a lui tenere la figlia ed avrebbe abusato della piccola, le avrebbe toccato con insistenza le parti intime arrivando anche a minacciarlaa: «Non dire nulla a nessuno – le avrebbe detto a più riprese – se no ti picchio».
Le violenze contestate a Massimo D. sono aggravate dal fatto di aver agito “nella qualità di genitore nei confronti di una persona che – si legge nel capo di imputazione – non ha compiuto i 16 anni”. Ulteriori aggravanti sono quelle di “aver commesso il fatto nei confronti di una persona minore di 10 anni”, di aver abusato “delle circostanze di tempo, di luogo e di persona, in relazione all’età, tali da ostacolare la privata difesa” e “di aver commesso il fatto con abuso di relazioni domestiche”. Come parte offesa figura l’ex moglie, madre della bimba sulle quali si sarebbero concentrate le morbose attenzioni di Massimo D.. E’ stata la stessa piccola a confidarsi con lei, raccontandole di quelle strane carezze: «Mi faceva male e mi diceva – ha riferito alla madre, sconvolta – di non dire nulla a nessuno…».
La bimba avrebbe parlato di quelle violenze anche con la nonna e due insegnanti. Proprio a scuola la piccola si sarebbe lasciata andare ad alcuni atteggiamenti strani, come quella di mettere la propria testa tra le gambine delle amichette. A casa, poi, avrebbe detto alla nonna di pizzicarla proprio in quel posto, così come era solito fare il suo papà. Accuse sconcertanti, che la piccola lo scorso mese di giugno ha confermato in sede di incidente probatorio e alla presenza di un neuropsichiatra infantile. Negli atti prodotti dal pubblico ministero Paola Izzo c’è anche la relativa consulenza psicodiagnostica. La parola, dopo la richiesta di rinvio a giudizio, passa ora al gip che fisserà la relativa udienza preliminare.

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