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Aggredito brutalmente per una foto. E’ accaduto ieri sera al fotografo del Quotidiano della Calabria, Mario Tosti. Il fotoreporter cosentino è stato malmenato da quattro persone, già note alle forze dell’ordine, nei pressi di piazza dei Bruzi, nel centro cittadino. A scagliarsi contro Tosti sono stati quattro componenti di una stessa famiglia che da tempo rinfacciano al fotografo di averli “sbattuti” sul giornale. Sarebbero state proprio le foto scattate a seguito di arresti (più di uno e risalenti agli ultimi due anni), secondo i quattro, a gettare cattiva luce sul nucleo familiare. E così ieri, intorno alle 20, dopo aver litigato tra di loro e in preda ai fumi dell’alcol, si sono scagliati con il fotografo. Prima hanno preso a calci l’automobile di Tosti, danneggiando una fiancata e rompendo uno specchietto, poi sono passati all’aggressione fisica. Calci, pugni, schiaffi e spinte contro il fotoreporter che ha cercato di difendersi. Tosti è stato trasportato al Pronto Soccorso dell’ospedale dell’Annunziata dove è stato subito curato, sottoposto a Tac, alle radiografie del caso ed è stato medicato. I sanitari gli hanno riscontrato un trauma cranico, una ferita al volto e numerose contusioni su tutto il corpo. Di venti giorni la prognosi. Danni per 700 euro circa, invece all’automobile.
«Un mese fa – spiega Tosti – ero già stato aggredito da uno dei quattro mentre mi trovavo nel centro storico per un servizio fotografico in Curia. Per un caso era riuscito a evitare che mi ferisse con un coltello. Ma è da tempo che i componenti di questa famiglia mi perseguitano e minacciano. E questo perché ho semplicemente fatto il mio dovere di fotografo. Per alcune foto dell’arresto di alcuni di loro che sono state pubblicate dal Quotidiano della Calabria. Secondo loro sono stati arrestati a causa delle foto, senza pensare che io ho fotografato perché loro sono stati arrestati. Del resto io faccio foto come i giornalisti scrivono articoli, ma non è certo colpa nostra se una persona viene arrestata. Questa è un problema che mi perseguita da sempre. Come le minacce. Sembra sempre che la colpa è del fotografo o di chi scrive, mentre invece i colpevoli sono chi commette reati». Oggi il fotoreporter presenterà la denuncia in caserma.

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