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COSENZA – Sembra destinata all’immobilismo la situazione del centro trasfusionale dell’ospedale civile dell’Annunziata di Cosenza. Dalla morte di Cesare Ruffolo, avvenuta dopo che il pensionato originario di Rende era stato sottoposto ad una trasfusione di sangue, nulla o quasi è cambiato. L’ultima visita ispettiva compiuta, guidata dal direttore del centro nazionale sangue, Giuliano Grazzini, fra le altre criticità segnalava la necessità di ricorrere all’assunzione di un primario. Una guida medica che non poteva essere scelta fra le unità che già operano nel reparto in quanto c’è bisogno, scrivono gli ispettori, di una persona di comprovata esperienza e capacità. La relazione è datata 12 agosto scorso. Da allora nulla si è mosso, però. Perchè? 

Il direttore generale dell’azienda ospedaliera, Paolo Maria Gangemi, nei giorni scorsi ha chiesto al sub commissario al piano di rientro Vincenzo Pezzi l’autorizzazione ad emanare il bando pubblico per il reclutamento del primario. La risposta però è stata negativa, nonostante la gravità del problema e il fatto che sia trascorso ormai quasi un anno pieno dalla prima ispezione inviata dal Governo e datata settembre 2012. Detta così sembra che il management dell’Annunziata abbia le mani legate, ma le cose pare che non stiano proprio in questi termini. 
«Il problema è mal posto – ci dice telefonicamente il sub-commissario Pezzi – in quanto viene chiesta una deroga a chi non è preposto a farlo. Io sono qui per far rispettare le leggi, mica per aggirarle». Nello stesso tempo, però, Pezzi è ben conscio della gravità del problema, non fosse altro per averlo gestito in prima persona durante quest’estate. Insieme al collega D’Elia è stato in costante contatto con il centro nazionale del sangue, ha acquisito la relazione di Grazzini, inviandola anche al Governatore Scopelliti.
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