X
<
>

Condividi:
4 minuti per la lettura

COSENZA – Il traffico scorre veloce a Cosenza in un pomeriggio triste per la Città dei Bruzi. Solo poche ore prima, al numero 22 di una delle strade culto della movida cosentina, un incendio aveva tolto la vita a due uomini e una donna, sorpresi dalle fiamme divampate nel vecchio casolare. A portare un saluto e qualche fiore ai tre extracomunitari morti fra le fiamme, sono stati gli attivisti dei movimenti, le associazioni e i volontari che da sempre, in città e nella provincia, si muovono a fatica per restituire dignità a chi arriva nel nostro paese. L’atmosfera era triste davanti al casolare in Via XXIV Maggio. Gli attivisti e qualche passante, hanno riposto dei fiori e uno striscione davanti alla porta di un edificio abbandonato ormai da anni e in avanzato stato di degrado. Lo slogan, che esprime la rabbia di coloro i quali spendono le loro giornate per dare un aiuto ai senzatetto e agli immigrati è un messaggio chiaro alle istituzioni. “Milioni di euro per l’accoglienza agli immigrati e ancora si muore nelle case abbandonate. Vergogna”. Poche parole intanto fra i presenti, che in rigoroso silenzio hanno voluto portare un ricordo alle persone scomparse. La cronaca più efficace di ciò che è accaduto è nelle parole di Jamal, un immigrato che da anni è in Italia e ora è a Cosenza. «E’ un dramma ciò che è successo e la paura è che possa verificarsi ancora. Io non ho mai pensato che in un paese europeo potesse accadere questo. L’Italia dovrebbe fare qualcosa per noi perché ci hanno mandati via dai centri d’accoglienza e ora da giorni viviamo per le strade combattendo il freddo». Il tam tam mediatico ha fatto sì che tanti cittadini si siano riuniti per amplificare maggiormente la voce dei senzatetto. Con loro c’era anche l’Imam della Moschea del Cpoa Rialzo. Poche parole ma un cartello in mano con scritto “vergogna”, a testimoniare quanto il lavoro di chi si sforza per rendere più dignitose le vite di quelle persone che sono stabilmente nel tessuto sociale della città, sia stato cancellato in un attimo. Al sit-in c’era anche Francesco Caruso. L’attivista ha sottolineato l’assenza di strutture e programmi preposti all’accoglienza di chi vive nel disagio. «E’ una tragedia incredibile – ha affermato Caruso – e resto in silenzio davanti a tre vite che si spengono in questo modo. Viviamo nel paese della non accoglienza, perché si gestiscono male i fondi e i soldi che dovrebbero dare la possibilità alle persone di vivere con dignità. In Italia per questi motivi si muore». Dello stesso tenore le parole dell’ex consigliere comunale di Cosenza Francesco Gaudio. «Mi duole constatare che una tragedia così grave non abbia sfiorato gli amministratori locali. In questo pomeriggio qui non c’è nessuno – ha sottolineato Gaudio – ed è solo la politica che può dare risposte ed evitare che accadano vicende così luttuose e crudeli. Ci sono tremila locali dismessi inutilizzati mentre le persone sono costrette a vivere fra le macerie di case abbandonate e in tanti casi per la strada. Mi viene da pensare che a Cosenza l’accoglienza non esiste». Se esiste, però, lo si deve agli attivisti che anche ieri si sono organizzati per capire che fine faranno gli immigrati nordafricani ai quali è stata comunicata la fine dell’emergenza umanitaria. In estrema sintesi, i rifugiati avranno un permesso di accoglienza, ma i fondi per gestire la loro permanenza nello Stivale sono terminati. Tanti punti interrogativi e tre vite spezzate che non rendono l’Italia una nazione in grado di gestire i flussi di persone che cercano condizioni migliori nella nostra nazione. La speranza è che la tragedia di ieri possa almeno servire per sensibilizzare le persone e le istituzioni, regalando una speranza nuova a chi è senza un pasto quotidiano e senza un tetto per dormire. In Italia però, come ci dice un ragazzo del Senegal, fermo in silenzio davanti al casolare, «c’è chi prende tempo per decidere e c’è chi muore». Uno slogan doloroso e angosciante ma più che mai attuale. 

SULL’EDIZIONE CARTACEA I SERVIZI COMPLETI DI TUTTI I DETTAGLI SULLA TRAGEDIA DI COSENZA
Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE