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COSENZA – La storia di un dramma della povertà con tre senzatetto morti a Cosenza nell’incendio del magazzino abbandonato in cui erano andati a vivere. Per la tragedia il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto ha deciso di proclamare il lutto cittadino dopo la morte dei tre senzatetto carbonizzati nell’incendio della casa diroccata nella quale vivevano. Il lutto sarà proclamato in occasione dei funerali, la cui data è ancora da stabilire.

LA MACABRA SCOPERTA – I corpi sono stati trovati dai vigili del fuoco intervenuti per spegnere un incendio in un vecchio deposito di via XXIV maggio, una parallela della centralissima isola pedonale di corso Mazzini.La chiamata è arrivata attorno alle 9,15, quando i vicini hanno visto uscire fumo dal casolare diroccato. All’interno della struttura la macabra scoperta di tre corpi completamente carbonizzati. Subito sono stati avvertiti i carabinieri a la polizia e sono scattati gli accertamenti. Una quarta persona è stata trovata viva al piano superiore della struttura: pare fosse in un sonno profondo quando sono arrivati i vigili del fuoco. La polizia lo ha sentito per cercare di risalire alla nazionalità ed all’identità delle vittime. 

L’INDAGINE SULLE CAUSE – Ma ora ci sono molti aspetti da chiarire. Uno dei tre corpi sembra essere stato mutilato, in un primo momento si era pensato si trattasse di un mendicante che spesso stazionava davanti all’Oviesse e che usava una stampella per un problema ad una gamba. Si è però accertato che non è lui, che invece in questo periodo si trova ricoverato in una struttura di assistenza. Al corpo mancavano due gambe, al posto di una c’era una protesi. Ignota anche l’identità delle altre vittime, si sospetta, dalle prime indicazioni, che possano essere romeni. A rivelare se la vicenda sia legata solo a un incidente saranno le indagini, che stanno anche considerando la possibilità che sia stato un corto circuito a causare l’incendio, dato che nell’edificio diroccato c’era una stufa elettrica allacciata alla rete con un collegamento di fortuna. 

LA TESTIMONIANZA DEL SUPERSTITE – «Ero ubriaco e stavo dormendo, non ho sentito nulla» ha raccontato Adì, il giovane marocchino senza fissa dimora che dormiva al piano superiore del casolare. «Sono stato svegliato dai poliziotti» ha aggiunto prima di essere condotto in Questura per essere sentito sull’identità delle vittime. «Era la prima notte – ha detto – che dormivo qui. Di solito sto alla stazione. Ieri sera, dopo mezzanotte, sono arrivato e mi sono messo a dormire. Non mi sono accorto di niente».

IL CASOLARE CON LE FINESTRE ROTTE – La struttura in cui si è verificato l’incendio è un vecchio casolare ormai ridotto in stato di abbandono con le finestre rotte ed un portone in legno. All’interno, al piano terra, il pavimento è cosparso di bottiglie di birra, sacchetti della spazzatura e teli di cellophane usati dai senzatetto per proteggersi dal freddo. Il casolare, secondo il racconto di chi abita nelle vicinanze, in passato era stato sottoposto a sequestro, ma ora da tempo era utilizzato da senzatetto che vi trascorrevano la notte. I tre uomini morti si erano alloggiati in due stanze adiacenti, ma quando è divampato l’incendio si trovavano nello stesso locale. Il portone d’accesso era chiuso con un lucchetto: i vigili del fuoco, quando sono arrivati, hanno dovuto sfondarlo.

IL SIT IN DI SOLIDARIETA’ – Sul luogo della tragedia è arrivato subito anche l’arcivescovo di Cosenza, che ha benedetto le salme. All’esterno, molta gente si è raccolta sbigottita. I movimenti anti razzisti e no global hanno deciso di organizzare nel pomeriggio, a partire dalle 17, un sit in per manifestare solidarietà alle persone che in città vivono in condizioni estreme.

IL SINDACO SI APPELLA ALLA CONCRETEZZA – «Sono profondamente addolorato per quanto accaduto. Una tragedia che spezza tre vite umane e ci lascia addosso il peso di una tristezza che attraversa tutta la città di Cosenza, avvolta da un vuoto che al momento è colmo di domande che non trovano risposta». Il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto è intervenuto sul luogo della tragedia. «Il terribile sacrificio di queste persone divenute vittime innocenti di esistenze sfortunate non può lasciare indifferenti e, anzi, spinge a interrogarci ulteriormente sulla necessità sempre forte e comune di dover tendere una mano a chi ha bisogno, a prescindere dalla nazionalità di chi sia svantaggiato. L’Amministrazione comunale persegue con ostinazione e, purtroppo, spesso in silenzio e solitudine, politiche sociali non solo improntate all’accoglienza ma anche all’integrazione. Una giornata funesta come questa, che dovrebbe essere esclusivamente di dolore, diventa inevitabilmente una giornata di rispettosa riflessione e di insegnamento collettivo. Amareggia non poco – conclude Occhiuto – il dover ricordare, infatti, che queste nostre politiche di integrazione vengono pure di frequente osteggiate nella loro affannosa applicazione. Ed è allora di fronte a questi tragici eventi che si capisce come il senso di solidarietà non sia un concetto astratto ma che, al contrario, abbia per ognuno di noi una valenza di rilevante responsabilità individuale».

Redazione web

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