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Nuovi sviluppi sono emersi sul caso del presunti abusi subiti da suor T. nel periodo in cui era in servizio presso l’Oasi Francescana di Cosenza. Stavolta però le violenze sarebbero stato compiute non da padre Fedele Bisceglia e Antonio Gaudio, lo scorso mese di luglio condannati in primo grado rispettivamente a 9 e a sei anni di reclusione, ma da due rumeni, Marcel Falub, classe 1977, e Iosif Kiss, classe 1982. Il primo è irreperibile; il secondo è residente a Milano con la sua famiglia. I due, il prossimo primo dicembre dovranno comparire dinanzi al gip Branda che dovrà decidere se archiviare, per come sollecitato dal procuratore aggiunto Domenico Airoma, l’inchiesta o procedere con l’imputazione coatta. L’udienza camerale è stata fissata a seguito, appunto, della richiesta di archiviazione della Procura, secondo la quale non sono stati raccolti gli elementi per sostenere l’accusa. Di diverso avviso il gip, secondo il quale il riconoscimento fotografico “costituisce un accertamento di fatto e, come tale, è utilizzabile nel giudizio in base al principio di non tassatività dei mezzi di prova ed a quello del libero convincimento del giudice”. Vedremo cosa succederà il primo dicembre, anche se di fatto il giudice si è già espresso in merito.
I fatti contestati risalgono al 25 giugno del 2005, quindi dello stesso periodo degli abusi contestati a padre Fedele e Gaudio. Gli indagati sono accusati di violenza sessuale di gruppo in quanto “unitamente ad altre due persone, allo stato non identificate, di nazionalità italiana, con violenza consistita nel costringerla a salire sulla loro autovettura, nel condurla in un luogo appartato e nel tenerla ferma con forza, costringevano suor T. a congiungersi carnalmente con uno degli italiani”. Di tale nuovo abuso suor T. parlò col pubblico ministero Claudio Curreli nel corso delle indagini preliminari aperte a carico di padre Fedele e Gaudio. «Con riferimento all’episodio subito il 25 giugno del 2005 – disse la religiosa al pm – sono certa della data in quanto era il sabato precedente alla nostra partenza da Cosenza. Ribadisco – precisò – che è stato uno solo dei quattro, più precisamente uno dei due italiani, a violentarmi e aggiungo che si tratta della stessa persona da me vista al cancello della nostra comunità di Vermicino il 22 ottobre, giorno del mio compleanno, come riferito nella denuncia querela». Si tratterebbe, sempre a detta della religiosa, della stessa persona che minacciò la suora, “invitandola” a ritirare la denuncia contro padre Fedele.
La violenza si sarebbe consumata all’interno dell’automobile in questione, in un vicoletto lungo la strada tra Donnici e Piano Lago: «Anche in questo caso – raccontò la suora – sono stata penetrata; il mio violentatore aveva indosso un preservativo». Sulla vicenda fu così aperta una nuova indagine, condotta da Airoma, che ha individuato i soli due rumeni. Per l’avvocato Bugliari i rumeni sono innocenti. La giovane penalista contesta il riconoscimento fotografico: «Nella querela sporta – sostiene – la suora riferisce di quattro uomini dell’età di circa 50 anni. Ebbene, sembra alquanto difficile scambiare un giovane uomo di neanche 30 anni (il riferimento è ai due rumeni, ndr) con uno attempato di 50».

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