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Sono 29 le persone per le quali i pm della Dda di Catanzaro avevano chiesto gli arresti, nell’ambito dell’inchiesta sulla cosca cosentina “Ruà-Lanzino”. Diciotto invece, le ordinanze firmate dal gip. Per gli indagati le accuse variano dall’omicidio, all’associazione mafiosa, passando per estorsioni, porto d’armi, usura. Sono sei, invece, gli indagati nell’inchiesta che dalla prima ha preso avvio, quella che vede invischiati tre politici e che parte da ipotesi di reato che vanno dall’associazione esterna al voto di scambio. Nel corso delle indagini durate anni, gli inquirenti si sono imbattuti in alcune dichiarazioni di Michele Di Puppo (a destra), uno degli arrestati e ritenuti dalla Dda catanzaresi, l’uomo più vicino alla cosca sulla zona di Rende che avrebbe parlato di sostegno alle campagne elettorali di Umberto Bernaudo e Pietro Ruffolo, eletti consiglieri provinciali alle consultazioni del 2009. Come ha tenuto a ribadire Lombardo, nonostante la notizia dell’indagine sia stata resa pubblica proprio insieme a quella sulla cosca di ‘Ndrangheta, al momento si tratta di ipotesi investigative.
Fino ad ora, non sarebbero stati rilevati contatti diretti tra Bernaudo, ex sindaco di Rende, o Ruffolo, ex assessore comunale al Bilancio ed autosospeso assessore provinciale (per il coinvolgimento nelle due inchieste “Coffe break” e “Cartesio”), e Di Puppo che dalla Dda è stato indicato come responsabile della Cooperativa Rende 2000. Nell’inchiesta, che dunque non fa parte dell’operazione antimafia Terminator 4, le ipotesi di voto di scambio e di commistioni da delinquenza organizzata e politica sono allargate anche ad altre tre persone. Anche se le indagini continuano e non è escluso un coinvolgimento di altre persone. Oltre a Bernaudo e Ruffolo, infatti, risulta indagato il consigliere comunale di Piane Crati Pierpaolo De Rose. Per come riferito in conferenza dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro l’ipotesi di voto di scambio per De Rose potrebbe configuarsi per contatti con elementi della criminalità organizzata di Paterno Calabro. Nello stesso fascicolo, infatti, è indagato Romano Chirillo (a sinistra) che non figura tra gli indagati di Terminator 4. Dalle indagini sarebbero emerse minacce e voti “segnati”. Sulle schede elettorali, potrebbero essere presenti delle sigle di riconoscimento dell’elettore. Un metodo usato per “certificare” di aver votato come promesso. Un metodo che è comunque visibile e che, se la presenza dei segni venisse confermata dalle indagini ancora in corso, sarebbe passato inosservato a scrutatori e presidenti di seggio. Il sesto indagato è Biagio Barberio. Avrebbe avuto un ruolo per attuare il voto di scambio e dirottare consensi a Piane Crati.
Barberio, nell’inchiesta Terminator 4 figura tra gli accusati degli omicidi di Antonio Sena, Enzo Pelazza e Antonio Sassone. In tutti i casi Barberio, secondo la Dda, avrebbe nascosto le auto (una Thema, una Peugeot 306 e una Uno) a Paterno Calabro. Come detto, le indagini sul voto di scambio sono ancora in corso e i reati per ora sono solo ipotizzati.

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