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NELL’ERA della crisi globale, anche usurai e sciacalli si sono evoluti, spesso con la complicità di qualche istituto bancario e attraverso finanziarie piuttosto audaci. Il dato allarmante emerge dall’attività della Fondazione antiusura “Monsignor Cavalla” di Matera, grazie alla collaborazione preziosa con il movimento Altragricoltura, che in pochi anni è stato capace di catalizzare l’attenzione di centinaia di imprese agricole tra Puglia e Basilicata.

Non più solo i pesci piccoli, i disperati senza arte né parte, ma anche aziende con 800 ettari di terreni coltivati e milioni di euro di fatturato, oggi ridotte sul lastrico da chi fa fortuna sulla crisi e l’indebitamento scaturito dalle calamità naturali ormai cicliche.

Da questa fotografia impietosa del settore agricolo metapontino tra le due regioni, parte la settimana di iniziative itineranti, promosse dalla Fondazione, con il combattivo don Basilio Gavazzeni, ed il movimento nazionale, rappresentato da Gianni Fabbris. Un’escalation di sensibilizzazione a tutti i livelli che, partendo dai territori lucani e pugliesi, arriverà il 29 gennaio fino all’udienza con Papa Francesco.

Una collaborazione fattiva, quella tra la Fondazione e Altragricoltura, perchè si basa sulle iniziative e su di un metodo, come ha tenuto a precisare don Basilio, non certo sulla “retorica muscolare” a cui ci abitua la politica e un certo associazionismo di categoria più vicino ai palazzi che alla gente. Oggi c’è chi fallisce per debiti irrisori, che pur non incidendo significativamente sul suo core business, lo espongono con la Centrale rischi, come soggetto insolvente, quindi incapace di onorare i prestiti. Il risultato è un ricorso sempre più frequente agli usurai, che non sono più i tradizionali uomini con la coppola, ma personaggi senza scrupolo che si avvalgono di uffici dorati, dove aprono le loro finanziarie. Intanto, nel primo semestre 2013 in Basilicata sono fallite 502 aziende agricole, di cui 348 nella provincia di Potenza e 202 in quella di Matera. Un dato che deve far riflettere tutti, in particolar modo la politica regionale, definita «incapace e insipiente» da Fabbris, «poichè non sa compiere scelte giuste per il settore agricolo».

Don Basilio ha sottolineato che dalle nostre parti, come ovunque, «l’usura non si può misurare, bensì solo fiutare, rimanendo ancora un fenomeno strisciante e sommerso. Noi come Fondazione, che a novembre compiremo 20 anni (dopo un attentato dinamitardo subìto proprio da don Basilio ndr), teniamo viva la sensibilità sul problema e in questa stagione critica cerchiamo di rispolverare la cultura del denaro responsabile, affiancando chi è esposto attraverso una collaborazione con le banche disponibili. Non c’è nulla da fare -prosegue don Basilio- chi è sovraindebitato deve cercare denaro e lo trova dai gonzi (gli usurai ndr) e dai santi; questi ultimi ci sono ancora, ma il loro potere è limitato».

Sul tema della collaborazione con Altragricoltura, don Basilio ha precisato che è la prima volta che la Fondazione agisce insieme con un’associazione, perchè ritenuta capace di azioni concrete: «Quello che sta facendo Altragricoltura -ha precisato il parroco di Sant’Agnese- ha del miracoloso, per velocità e puntualità dell’intervento, nonché percezione oggettiva del problema. Gli usurai partono dalle banche, ma diventano criminali che si stanno sempre più raffinando».

A proposito di azioni concrete, la settimana di iniziative parte proprio dall’azienda “Conte” di Scanzano, messa all’asta per un fallimento indotto da usura ed acquisita da un altro imprenditore confinante. Un chiaro esempio di sciacallaggio, secondo Fabbris, che ha indotto Altragricoltura ad occupare quelle terre, «entro la fine del mese si dovrebbe definire la compravendita -ha spiegato Fabbris- e noi il 23 chiederemo ufficialmente l’apertura di un tavolo istituzionale, per trovare una soluzione a questo problema, altrimenti noi non libereremo mai quelle terre». Un gesto straordinariamente concreto, che fa il paio con le altre iniziative, come quella del 25 a Bari, dove si porterà all’attenzione dell’opinione pubblica il caso di chi denuncia gli strozzini, ma ne rimane vittima per le lungaggini della giustizia. Si concluderà con il viaggio a Roma, dove è previsto che Fabbris guidi la carovana dell’antiusura nazionale, portando il gagliardetto della Monsignor Cavalla al Papa Francesco. Da Matera partiranno 5 pullman, che si uniranno in piazza San Pietro alle Fondazioni di tutta Italia per dire con forza al Santo Padre quanto questa piaga stia incidendo sulla società, sulla vita e sull’economia dell’intero Paese. «In questa settimana -ha chiarito Fabbris- affronteremo diverse questioni, partendo dalle storie dei nostri assistiti; come quell’imprenditore del Metapontino che per rientrare di 1.500 euro con la banca ha dovuto rivolgersi all’usuraio che gli ha chiesto 500 euro al giorno per tre giorni, fino alla restituzione. Oppure quell’agricoltore indebitato che ha chiesto una settimana di tregua alla banca, in attesa di avere il ristoro economico derivante dal decreto regionale sulle calamità, ma non gli è stato concesso. Un altro tema che porteremo sul tavolo alla sede del Parlamento europeo, dove ci recheremo nel pomeriggio del 29, è quello delle Misure comunitarie per il settore agricolo, che continuano a prevedere una compartecipazione degli agricoltori come condizione indispensabile per ottenere le risorse. Bene, oggi nessuno può più anticipare nulla, quindi quelle Misure sono prive di contenuti realizzabili». Parole come pietre, che in questi giorni saranno ribadite con forza su tutte le piazze.

a.corrado@luedi.it

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