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La spesa per il dentista è sempre stata una di quelle più esose per una famiglia. Ma cosa succede quando entrambi i genitori sono disoccupati e soldi non ce ne sono davvero in una casa? Succede che si rinuncia alle cure: si rinuncia a mettere l’apparecchio alla bambina, ci si tiene un dente cariato, se si resta senza denti non si pensa neppure lontanamente alla possibilità di un impianto.

E succede sempre più spesso. La crisi è anche questo, è anche rinunciare alle cure necessarie.

«Ormai il problema – spiega Maurizio Capuano, presidente commissione Albo Odontoiatri di Potenza – non riguarda solo le cosiddette fasce deboli, perchè anche quella che era la classe media perde ogni giorno potere d’acquisto».

E perdere potere d’acquisto in un contesto in cui il 90% delle prestazioni è fornito dai privati significa non curarsi, «con un costo sociale sulla collettività che pagheremo caro in futuro. E ora, invece, il costo per il sistema sanitario sarebbe certamente più basso».

Capuano presta la sua opera anche nel pubblico: in tutto 22 medici su tutto il territorio regionale che, all’interno delle Aziende sanitarie (Asp e Asm) provano a dare risposte a una domanda sempre crescente. «Negli ultimi anni si sono moltiplicate le richieste. Il problema c’è ed è evidente. La crisi attuale è piuttosto violenta, io che opero nel Vulture Melfese vedo davvero delle situazioni al limite. E spesso porto i miei pazienti dal privato al pubblico. Quello che ci sta accadendo attorno lo vediamo anche noi».

Il pubblico però prova a fare quel che può: «l’odontoiatria è considerata dal sistema nazionale sanitario una branca d’elite, quindi a totale carico del paziente. E sarebbe invece necessario fare molto di più, soprattutto per quanto riguarda l’ortodonzia».

Nel poliambulatorio “Madre Teresa di Calcutta” a Potenza pagando un ticket di 20 euro si può fare una prima visita, con 16 euro un dente può essere estratto e un’ablazione tartaro costa 9.71 euro. Prestazioni base, insomma. Per le quali le liste d’attesa ci sono e sono anche lunghe: 35 giorni per la prima visita, più di cento per le cure successive.

Ma se devo mettere l’apparecchio? O la dentiera? Devo rivolgermi al privato, non ho altra strada. Perchè il pubblico questo servizio non lo offre.  E siccome «negli studi privati le tariffe sono legate alla professionalità, possono variare da un dentista all’altro. Il decreto Bersani ha abolito i tariffari minimi e la prestazione è una questione soggettiva. Cioè un’estrazione potrebbe risolversi in cinque minuti per un paziente, richiedere molto di più per un altro». E questo fa variare anche di tanto le tariffe. Così in tanti finiscono per rivolgersi a quanti offrono prestazioni apparentemente più vantaggiose a scapito della qualità: «noi dobbiamo chiamare quasi quotidianamente Nas e carabinieri per segnalare situazioni anomale, non in regola. Sono abusivi, magari senza la laurea necessaria, senza l’iscrizione all’Albo e sconosciuti anche al fisco. E questo lo dico perchè poi a pagare è il cittadino: chi ti garantisce se un lavoro è stato fatto male? E gli abusivi della professione proliferano anche perchè alla fine le pene previste sono ridicole: 300 euro di multa. Tutto sulla pelle dei cittadini. Noi però abbiamo la legge regionale 21 del 2011 che regolamenta l’apertura delle strutture, pretende un elenco di chi lavora effettivamente nello studio, un’attrezzatura minima. Perchè è vero che negli studi privati si paga tanto, ma è difficile che ci sia l’evasione. E gestire uno studio odontoiatrico ha dei costi davvero elevati. E la nostra è una di quelle categorie in cui ancora non si licenzia. Senza contare che permettiamo il lavoro di tutto un indotto».

Però – e Capuano ci tiene a sottolinearlo – «noi dentisti non siamo insensibili al problema, ci stiamo muovendo e molto. Per esempio, grazie all’interessamento dei consiglieri Mazzeo e Braia, è stato presentato un progetto di legge per creare strutture di day surgery. Lei lo sa che se un cittadino ha mal di denti di notte è inutile che si rivolga all’ospedale? Nel progetto di legge si propongono dei pronto soccorso odontoiatrici, per esempio. E ancora: i pazienti disabili possono rivolgersi al momento solo alla struttura di Chiaromonte. O vanno fuori regione. L’idea è invece quella di creare ambulatori sul territorio, a Potenza, a Rionero, Melfi, Venosa, Lauria. Insomma nei centri principali, per evitare viaggi della speranza. E ci auguriamo che il progetto di legge venga approvato a breve. So che era arrivato in Quarta Commissione lo scorso marzo, ma poi c’è stata la vicenda degli scontrini con tutto quello che ne è seguito».

L’approvazione di quel progetto di legge, oltre a offrire molte più prestazioni ai cittadini «offrirebbe anche nuovi posti di lavoro soprattutto ai giovani laureati. La specialistica del territorio non ha il blocco delle assunzioni previsto in altri settori».

E poi per risparmiare «bisogna investire in prevenzione, educando famiglie e ragazzi. C’era un’importante attività di questo tipo nelle scuole, i ragazzi li portavamo poi qui in ambulatorio, proprio per evitare speculazioni del privato. Ma poi questo servizio è stato eliminato, ci deve essere anche una volontà politica a supportare i nostri sforzi».

Che di cose da fare ce ne sarebbero così tante: anche una campagna di screening del cavo orale, per esempio. Perchè i tumori delle mucose orali sono tra i più diffusi. Ma anche per quello ci vuole una decisa volontà politica, rivolta a offrire servizi adeguati anche a chi non ha più i soldi. Perchè le disuguaglianze sociali si nutrono anche di questo: di cure a cui è impossibile accedere.

a.giacummo@luedi.it

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