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CALANO gli artigiani, ma il bilancio complessivo delle aziende che aprono e di quelle che chiudono presenta in Calabria un attivo. Lo rivelano i numeri, relativi al terzo trimestre 2012, pubblicati da Infocamere in un rapporto che svela come da luglio a settembre siano state iscritte 2.411 aziende calabresi a fronte della cancellazione di 1.817. Un saldo positivo dello 0,33%, appena inferiore a quello dello stesso periodo del 2011 ma soprattutto significativamente più alto della media nazionale, ferma allo 0,24%.

Cosenza, in particolare è al settimo posto nazionale per incremento di imprese provinciali, con un dato dello 0,43% e un saldo finale di 66.619 aziende iscritte. L’ultima delle province calabresi, Vibo Valentia, si ferma a un incremento dello 0,15% e a un totale di 13.441. A Catanzaro le aziende risultano essere 32.737, a Reggio 50.303, a Crotone 17.361.

Dal confronto col panorama nazionale spicca il fatto che le maggiori difficoltà si stanno vivendo al Nord. A Venezia, addirittura, il numero di realtà produttive è calato dello 0,89%, a Lodi dello 0,11%. Ed è invece la Valle d’Aosta, secondo uno studio della Cgia di Mestre, la regione che ha visto il maggior aumento (+52%) di protesti nei primi sei mesi del 2012, seguita dal Molise (+22,8) che ha registrato il più alto ammontare medio dei titoli protestati (3.039 euro, +40% in un anno) seguito da Abruzzo (+22,4%) e Sardegna (+15,7%), mentre nel Sud e Isole – secondo l’elaborazione di InfoCamere sull’andamento dei protesti del Registro Informatico tenuto dalle Camere di Commercio – è stata la Calabria a registrare l’aumento più contenuto (+0,6%) del numero di effetti protestati.  

Redazione web

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