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ERA scomparso dalle scene nelle fasi concitate del post crollo di vico Piave, dopo aver accennato un’autodifesa d’ufficio sulla sua bacheca di Facebook, salvo poi cancellarsi e ricomparire all’anno nuovo, senza più fare cenno al caso.
Nel frattempo le indagini della Procura sono andate avanti e il suo nome, Nicola Andrisani, è comparso tra gli avvisi di garanzia, insieme con altri undici indagati. Andrisani, committente dei lavori al piano terra dei civici 22-24 di vico Piave, crollati per metà lo scorso 11 gennaio, voleva realizzare lì un ristorante con galleria d’arte moderna. I lavori erano in corso, quando il 15 dicembre 2013 arrivò la prima ispezione dei Vigili del fuoco, che materializzò il primo allarme serio per quelle palazzine.
Un allarme che poi ha comportato indagini anche a carico degli ingegneri Masciandaro e Lisanti, i tecnici dei Vigili del fuoco che hanno redatto la perizia di quel sopralluogo.
Andrisani ha ripreso ieri la sua autodifesa su Facebook, il giorno dopo il primo sopralluogo dei periti tra le macerie, taggando a rappresentanti istituzionali e giornalisti, tre documenti di cui il Quotidiano aveva già dato notizia poco meno di un mese fa. 
La sua preoccupazione, fin dai primi giorni quando fu oggettivamente messo alla gogna come principale responsabile dell’accaduto, sembra essere ancora quella di dimostrare, con prove documentali, di essere in possesso di tutte la autorizzazioni. Un modo per smentire prima di tutto il sindaco, Salvatore Adduce, che si era affrettato a ricordare ufficialmente la sospensione dei lavori per mancanza di documenti.
Ieri mattina, Andrisani ha deciso di postare alcuni documenti importanti per dimostrare che lui quelle autorizzazioni le aveva e le eccezioni del Comune sarebbero state fuori tempo massimo.
Come la contestazione della presunta lacuna nella “Segnalazione certificata di inizio attività relativa ai lavori di manutenzione straordinaria all’immobile di vico Piave 22-24”, datata 9 dicembre 2013. 
A questo proposito, Andrisani spiega che: “La lettera del Comune è giunta a 47 giorni dalla presentazione del 21 ottobre 2013, pertanto illegittima! Prima bugia del sesto piano”.
Poi l’Autorizzazione del condominio (unanimità) ad eseguire i lavori di ristrutturazione del 17 settembre 2013, “nei locali in oggetto della Scia del 2 agosto 2013. -prosegue Andrisani smentendo i condomini- seconda bugia dei condomini! Molti dei quali, a mezzo stampa, avevano dichiarato di non aver autorizzato nessuno lavoro”.
Infine la denuncia dei lavori con relativi calcoli statici al Genio civile il 1 ottobre 2013. “Terza bugia del sesto piano circa la mancanza di autorizzazioni. -conclude Andrisani- Inoltre preciso per l’ennesima volta che, il muro crollato è quello che confinava con il palazzo adiacente e non quello interessato dai nostri lavori! Fine prima puntata”. Il che lascia presagire che l’autodifesa dell’imprenditore continuerà nei prossimi giorni con altri documenti lanciati sulla piazza virtuale di Facebook, dove Andrisani sa bene di essere intercettato da tutti, compresi i residenti di vico Piave. 
E’ del tutto evidente che, prima ancora di sapere se entrerà in un procedimento penale per lesioni, disastro e omicidio colposo, Andrisani ritiene opportuno difendersi di fronte all’opinione pubblica, tra amici e conoscenti, alcuni dei quali gli sconsigliano di farlo direttamente sotto il suo post. Altri, invece, lo incitano a proseguire questa autodifesa virtuale. Compreso quello di Frenk Capone, che evidentemente conosce benissimo quanto accaduto sul cantiere, se correda la foto qui sopra con la spiegazione: “Vedete il muro crollato è di confine con altra proprietà, e inoltre c’è ancora l’intonaco vecchio vicino, quindi nessuna attività lavorativa era stata svolta”; poi ancora la seconda foto esclusiva, in quanto mai pubblicata, del muro rimasto in piedi da cui i Vigili del fuoco sono entrati per recuperare il corpo senza vita della 31enne Antonella Favale. Capone la spiega così: “Questo sulla destra è il muro di divisioni del locale di proprietà del signor Nicola Andrisani, perfettamente in piedi il quale ha sorretto il resto della palazzina….”. Una persona evidentemente molto bene informata sui fatti, che probabilmente fornirà altri particolari interessanti. Il popolo della rete attende.
Antonio Corrado

ERA scomparso dalle scene nelle fasi concitate del post crollo di vico Piave, dopo aver accennato un’autodifesa d’ufficio sulla sua bacheca di Facebook, salvo poi cancellarsi e ricomparire all’anno nuovo, senza più fare cenno al caso.

 

Nel frattempo le indagini della Procura sono andate avanti e il suo nome, Nicola Andrisani, è comparso tra gli avvisi di garanzia, insieme con altri undici indagati. 

Andrisani, committente dei lavori al piano terra dei civici 22-24 di vico Piave, crollati per metà lo scorso 11 gennaio, voleva realizzare lì un ristorante con galleria d’arte moderna. I lavori erano in corso, quando il 15 dicembre 2013 arrivò la prima ispezione dei Vigili del fuoco, che materializzò il primo allarme serio per quelle palazzine.

Un allarme che poi ha comportato indagini anche a carico degli ingegneri Masciandaro e Lisanti, i tecnici dei Vigili del fuoco che hanno redatto la perizia di quel sopralluogo.

Andrisani ha ripreso ieri la sua autodifesa su Facebook, il giorno dopo il primo sopralluogo dei periti tra le macerie, taggando a rappresentanti istituzionali e giornalisti, tre documenti di cui il Quotidiano aveva già dato notizia poco meno di un mese fa. La sua preoccupazione, fin dai primi giorni quando fu oggettivamente messo alla gogna come principale responsabile dell’accaduto, sembra essere ancora quella di dimostrare, con prove documentali, di essere in possesso di tutte la autorizzazioni. 

Un modo per smentire prima di tutto il sindaco, Salvatore Adduce, che si era affrettato a ricordare ufficialmente la sospensione dei lavori per mancanza di documenti.Ieri mattina, Andrisani ha deciso di postare alcuni documenti importanti per dimostrare che lui quelle autorizzazioni le aveva e le eccezioni del Comune sarebbero state fuori tempo massimo.

Come la contestazione della presunta lacuna nella “Segnalazione certificata di inizio attività relativa ai lavori di manutenzione straordinaria all’immobile di vico Piave 22-24”, datata 9 dicembre 2013. 

A questo proposito, Andrisani spiega che: “La lettera del Comune è giunta a 47 giorni dalla presentazione del 21 ottobre 2013, pertanto illegittima! Prima bugia del sesto piano”.Poi l’Autorizzazione del condominio (unanimità) ad eseguire i lavori di ristrutturazione del 17 settembre 2013, “nei locali in oggetto della Scia del 2 agosto 2013. -prosegue Andrisani smentendo i condomini- seconda bugia dei condomini! Molti dei quali, a mezzo stampa, avevano dichiarato di non aver autorizzato nessuno lavoro”.Infine la denuncia dei lavori con relativi calcoli statici al Genio civile il 1 ottobre 2013. 

“Terza bugia del sesto piano circa la mancanza di autorizzazioni. -conclude Andrisani- Inoltre preciso per l’ennesima volta che, il muro crollato è quello che confinava con il palazzo adiacente e non quello interessato dai nostri lavori! Fine prima puntata”. 

Il che lascia presagire che l’autodifesa dell’imprenditore continuerà nei prossimi giorni con altri documenti lanciati sulla piazza virtuale di Facebook, dove Andrisani sa bene di essere intercettato da tutti, compresi i residenti di vico Piave. 

E’ del tutto evidente che, prima ancora di sapere se entrerà in un procedimento penale per lesioni, disastro e omicidio colposo, Andrisani ritiene opportuno difendersi di fronte all’opinione pubblica, tra amici e conoscenti, alcuni dei quali gli sconsigliano di farlo direttamente sotto il suo post. Altri, invece, lo incitano a proseguire questa autodifesa virtuale. 

Compreso quello di Frenk Capone, che evidentemente conosce benissimo quanto accaduto sul cantiere, se correda la foto qui sopra con la spiegazione: “Vedete il muro crollato è di confine con altra proprietà, e inoltre c’è ancora l’intonaco vecchio vicino, quindi nessuna attività lavorativa era stata svolta”; poi ancora la seconda foto esclusiva, in quanto mai pubblicata, del muro rimasto in piedi da cui i Vigili del fuoco sono entrati per recuperare il corpo senza vita della 31enne Antonella Favale. Capone la spiega così: “Questo sulla destra è il muro di divisioni del locale di proprietà del signor Nicola Andrisani, perfettamente in piedi il quale ha sorretto il resto della palazzina….”. 

Una persona evidentemente molto bene informata sui fatti, che probabilmente fornirà altri particolari interessanti. Il popolo della rete attende.

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