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CROTONE – Dopo aver stigmatizzato il modo lacunoso in cui, a suo dire, sarebbero state condotte le indagini, e dopo aver richiamato le conclusioni dei periti del Tribunale secondo cui è impossibile determinare con criteri scientifici se la dispersione in aria delle fibre di amianto possa aver contaminato l’aria adiacente allo stabilimento, inclusi i quartieri della città di Crotone, il pm Francesco Carluccio ha chiesto cinque condanne e tre assoluzioni per gli ex dirigenti della presunta – ora più che mai – fabbrica killer dell’ex Montedison.

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Il magistrato subentrato nelle battute finali del processo, a oltre quattro anni dal rinvio a giudizio (che risale al maggio 2011), ha contestualmente chiesto l’assoluzione di tutti gli imputati dall’accusa di disastro colposo. Inoltre, il pm ha “scagionato” gli imputati per tre dei cinque casi di omicidio colposo contestati originariamente, rilevando che erano in carica in epoche diverse a quelle in cui gli operai prestavano servizio. In particolare, per due casi di omicidio colposo, vittime gli ex operai Giuliano Ussia e Tommaso Quaranta, è stata chiesta la condanna a due anni e sei mesi di reclusione ciascuno per Maurilio Aguggia e Giuseppe Agliata; a due anni e dieci mesi a testa per Giancarlo Savorelli, Giulio Verri e Ottorino Sapere. Ma è stata anche proposta l’assoluzione di Maurilio Aguggia, con riferimento alla morte di Giuseppe Benevento; di Aguggia e Savorelli per la morte di Mariantonia Macrì, moglie di uno degli operai; di Dario Capozzi e Luigi Ferretti per le morti di Giuliano Ussia, Tommaso Quaranta e Francesco Lentini; e di Alfonso Pezziniti per tutte le accuse. Gli imputati sono gli ex direttori dello stabilimento ed ex responsabili di protezione ambientale e sicurezza ma anche un ex responsabile sanitario, cariche ricoperte negli anni dal ’74 al ’97: non potevano non essere a conoscenza, secondo l’accusa così come originariamente impostata, della pericolosità di una sostanza i cui danni erano stati accertati negli anni ’60 dalla scienza medica.

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