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CROTONE – «Con noi è stata sempre impegnata e attenta; poi, cosa sia successo dal 2 all’8 novembre 2010, non l’abbiamo capito». Lo ha detto stamattina don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera, testimoniando nel processo Insula, che vede imputati, tra gli altri, l’ex sindaco di Isola Capo Rizzuto Carolina Girasole, il marito Franco Pugliese e membri della famiglia di ‘ndrangheta degli Arena con accuse di voto di scambio e turbativa d’asta.

Il riferimento era all’operato dell’ex sindaco Girasole, che “con chiarezza e determinazione” chiese supporto a Libera nel percorso per la realizzazione di una coop che gestisse i terreni confiscati, ma anche al mutamento di orientamento del Comune di Isola in relazione alla frangizollatura, ovvero la distruzione del raccolto dei finocchi coltivati sui terreni coltivati alla cosca. Il Comune, infatti, predispose un bando per la commercializzazione del raccolto aggiudicata, secondo l’accusa, a prestanome del clan. Rispondendo alle domande della folta pattuglia difensiva, ma anche del pm Antimafia Domenico Guarascio e del presidente del Tribunale penale di Crotone, Edoardo D’Ambrosio, don Ciotti ha poi precisato di aver manifestato “disappunto” in relazione al bando, perché l’orientamento seguito da Libera a livello nazionale era contrario alle aste al fine di evitare che i beni tornassero nella disponibilità degli ex proprietari, ma ha anche rievocato le “difficoltà” che la Girasole incontrava per aver assegnato i terreni all’Ats Libera Terra.

«Nessuna colonizzazione – ha detto in aula don Ciotti con evidente riferimento alle posizioni espresse dal parroco di Isola don Edoardo Scordio, correttore spirituale della Misericordia – Libera ha sempre accompagnato un percorso di legalità per supportare il territorio».

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