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CROTONE – Nessun avvelenamento a Crotone. «Questo giudice ritiene che, all’esito della perizia disposta… non è emersa l’attitudine del Cic (conglomerato idraulico catalizzato, ndr) a mettere in pericolo l’ambiente o la salute pubblica… ed è stato accertato che per le caratteristiche intrinseche del Cic, oltre che per l’ampio lasso di tempo decorso tra la posa in opera e l’accertamento di cui alla perizia e per la presenza di attività industriali per oltre 50 anni sul territorio crotonese, non è possibile ricondurre univocamente al Cic e ai suoi componenti, anche all’esito di caratterizzazione della falda e del sottosuolo, la presenza di eventuali agenti fortemente inquinanti e pericolosi per la salute e l’ambiente». Lo scrive il gup Gloria Gori nelle motivazioni, depositate ieri, del proscioglimento di 45 imputati di disastro ambientale, avvelenamento delle acque e smaltimento illecito di rifiuti, disposto nonostante il procuratore Raffaele Mazzotta chiedesse una nuova perizia, stavolta collegiale, ritenendo che il consulente del gup non fosse stato in grado di dare risposte certe alla popolazione circa la nocività del famigerato Cic, la scoria proveniente dal ciclo di lavorazione dell’ex Pertusola con cui a Crotone sono state costruite case e scuole.

  Il gup aderisce in toto alle conclusioni del perito Daniele Martelloni, l’ingegnere livornese che ha eseguito carotaggi nei 24 siti inquinati sequestrati nell’aprile 2008, e rileva che l’assunto accusatorio, fondato sulla pericolosità del Cic, «è stato del tutto sconfessato con argomentazioni tecnicamente valide e logicamente motivate».

Ed è una vittoria doppia della difesa, dato che nel 2008 ci fu una valanga di perizia di Syndial, proprietaria di Pertusola, a sostegno della pericolosità del Cic e per sconfessare l’operato dei dirigenti locali dello stabilimento e scagionare i vertici della società partecipata quasi esclusivamente da Eni. Pertanto è come se la difesa degli imputati non dipendenti di Syndial avesse vinto due volte. Contro la linea della Procura e contro la strategia di Syndial, che tentò anche di entrare nel processo come parte civile ma fu esclusa dal gup, che la individuò, invece, come responsabile civile. Il cambiamento di strategia del cane a sei zampe fu rilevato, nel corso dell’incidente probatorio, anche da uno degli imputati più eccellenti, l’ex direttore generale del Ministero dell’Ambiente Gianfranco Mascazzini. La difesa di Syndial in aula ha, infatti, concluso per la non pericolosità del Cic.

 

I siti inquinati, tra cui due scuole a Crotone (la primaria San Francesco e la Ragioneria Lucifero) e una a Cutro (poi divenuta residenza per anziani) sono risultati «vere e propria discariche non autorizzate». Se, infatti, per disastro e avvelenamento il gup dispone il proscioglimento per non aver commesso il fatto, per lo smaltimento illecito dei rifiuti proscioglie nel merito alcuni imputati (26) e dichiara la prescrizione per gli altri che «non hanno diligentemente vigilato e assicurato la corretta utilizzazione del Cic». Ma il reato contravvenzionale è ormai estinto.

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