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Operazione della Polizia di Stato all’alba, denominata «gold and white» contro una banda di persone dedite alle rapine e allo spaccio di droga. Quindici le ordinanze di custodia cautelare eseguite dagli agenti della squadra Mobile ed emesse dal Tribunale di Crotone nei confronti di altrettante persone: dieci le misure restrittive in carcere e cinque ai domiciliari.
L’indagine ha consentito di fare luce su una serie di rapine compiute ai danni di gioiellerie della città nella primavera scorsa e che presentavano tutte lo stesso “modus operandi”: un individuo entrava fingendosi un cliente facendosi mostrare alcuni preziosi dal proprietario, ma una volta aperta la cassaforte entrava il complice armato di pistola che si impossessava di oro e gioielli.
Le indagini hanno anche consentito di evidenziare una fitta rete di spacciatori di sostanza stupefacente, di cui facevano parte anche gli autori delle rapine, accusati di numerosissime cessioni di cocaina e hascisc nelle vie della città. In molti casi la Polizia ha deciso di ritardare gli arresti per non pregiudicare il corso delle indagini. L’inchiesta è stata coordinata dal sostituto procuratore della repubblica di Crotone Ivan Barlafante, i provvedimenti restrittivi sono stati firmati dal giudice delle indagini preliminari Paolo De Luca.
Dei 15 provvedimenti restrittivi emessi nell’ambito dell’operazione ‘gold and white’, la Polizia ne ha eseguito 14, in quanto una persona si è resa irreperibile. Le ordinanze di custodia in carcere riguardano: Mario Citati, 34 anni; Giovanni Corigliano, 39 anni; Francesco Gallo, 22 anni; Pantaleone Laratta, 23 anni; Emiddio Leto, 23 anni; Giuseppe Maiorano, 20 anni; Ermenegildo Misticoni, 30 anni; Daniele Pugliese, 36 anni; Luigi Scerra, 22 anni; Marco Taverna, 20 anni. Ai domiciliari Donato Bevilacqua, 19 anni; Salvatore Martino, 26 anni; Gaetano Mungari, 18 anni; Salvatore Nicoletta, 28 anni; Giovanni Romano, 22 anni.

I PARTICOLARI DELL’OPERAZIONE
Le persone arrestate questa mattina, secondo le indagini, agivano con il beneplacito di elementi delle cosche crotonesi. La banda utilizzava i proventi della rapine compiute in gioiellerie, sale giochi ed altri negozi per acquistare cocaina, marijuana ed hascisc da spacciare in discoteche e nei quartieri.
«Gli investigatori della Polizia di Stato – ha detto il procuratore di Crotone Raffaele Mazzotta incontrando i giornalisti – hanno dimostrato grande professionalità nel rispondere ad un fenomeno che aveva molto allarmato gli operatori commerciali della città».
Le indagini sono iniziate dopo una serie di rapine e tentate rapine messe in atto tra il gennaio e il marzo di quest’anno. Dall’analisi di un filmato di una telecamera di sorveglianza in una gioielleria, gli investigatori sono risaliti al finto cliente che distraeva il proprietario mentre un complice armato faceva irruzione. Si tratta di Marco Taverna, di 20 anni. Le indagini hanno portato ai complici e ad evidenziare un giro di spaccio di droga.
«In questo frangente – ha detto Mazzotta – emerge una sudditanza della criminalità crotonese verso altre forze esterne. Gli equilibri si sono modificati rispetto a qualche anno addietro, i vuoti lasciati dalle cosche crotonesi hanno innescato un fenomeno di espansione da altri centri con il rischio di uno scontro tra clan malavitosi per la conquista del territorio».
A nove arrestati la Procura contestava l’associazione a delinquere, ma l’ipotesi è stata esclusa dal gip Paolo De Luca che ha emesso i provvedimenti. Il questore di Crotone, Giuseppe Gammino, ha detto che l’indagine è nata nel 2010. Per questo motivo, ha aggiunto, «è stato necessario ricorrere al ritardato arresto con l’autorizzazione della Procura, per raccogliere maggiori elementi e rafforzare l’indagine». Il capo della squadra Mobile, Vincenzo Coccoli, ha detto che due degli arrestati erano già detenute per il possesso di un’arma con la quale, secondo l’accusa, stavano per rapinare una prostituta.

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