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CROTONE – Niente disastro ambientale, niente avvelenamento delle acque: la Cassazione mette una pietra sopra al procedimento contro le 45 persone accusate per la presunta bomba ecologica di Crotone, che a questo punto resta un’ipotesi non verificata dal punto di vista giudiziario. Il ricorso della Procura di Crotone contro la decisione del giudice per le udienze preliminari, che aveva decretato il proscioglimento perché «il fatto non sussiste» per quanto concerne le ipotesi di disastro ambientale e avvelenamento delle acque, mentre per lo smaltimento illecito di rifiuti in discarica abusiva, il reato è estinto per intervenuta prescrizione, anche se per alcuni il gup Gloria Gori ha disposto il non luogo a procedere «per non aver commesso il fatto». 

Crolla quindi l’inchiesta Black Mountains, a quasi due anni dalla richiesta di rinvio a giudizio e a quattro dal sequestro di 18 siti, dei quali, contestualmente, è stata disposta la restituzione ai legittimi proprietari. Lo scenario inquietante fatto di scorie velenose della ex Pertusola utilizzate per costruire strade, case e anche tre scuole (due a Crotone e una a Cutro poi diventata residenza per anziani) più la banchina di riva del porto commerciale, secondo il giudice «non sussiste», mentre da Roma arriva la conferma che non è ammissibile la nuova perizia sulle scorie. 

 

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