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IN attesa che il Piano triennale delle opere pubbliche venga approvato insieme al bilancio di previsione, il tema delle infrastrutture e in particolare di quelle destinate  a iniziative culturali, rimane attuale.

Torna a parlarne il consigliere del Pd, Angelo Cotugno. «Manca una programmazione con un percorso trasparente, condiviso  per le  strutture adibite a scopo culturale. In caso contrario – spiega Cotugno – andremo avanti con annunci sulla stampa, apriremo discussioni e poi resteremo al nulla di fatto. Dopo il l fuoco di paglia iniziale,  non è successo  nulla, non ci sono stati ulteriori momenti di approfondimento, non c’è nessuna azione dell’amministrazione comunale, in un senso o nell’altro. Non si può più agire con lentezza. C’è un’esigenza di dotare la città in tempi rapidi di strutture in grado di ospitare programmazione e progettazione culturale, di dare spazio agli aventi e alle associazioni che ci sono in città. Un luogo come questo, al momento, non c’è,  se escludiamo la Casa Cava che però ha caratteristiche particolari e sta partendo ora».  Cotugno analizza lo status quo. «Il cinema Kennedy è fatiscente e affidato in gestione per proiezioni che, a volte, credo non vengano effettuate nemmeno tutti i giorni della settimana. Il cinema comunale avrebbe bisogno di un intervento serio di ristrutturazione e  viene usato per proiezioni e qualche manifestazione politica. Poi c’è l’auditorium del Conservatorio che finalmente è oggetto di una ristrutturazione ma che non sarà agibile in tempi brevi. Tutti questi  siti di proprietà dell’amministrazione comunale, necessitano di riflessioni sulla funzione e sulla messa in rete».

A chi avanza l’ipotesi della costruzione di un teatro, ex novo, il consigliere risponde: «Faccio i conti con quello che abbiamo, in termini di risorse finanziarie e spazi già disponibili. Sarei un folle se dovessi concentrarmi su un nuovo teatro sapendo che sarebbero necessari almeno 50 milioni e  che servirebbe  un progetto di gestione. Non escludo a priori anche la possibilità di uno spazio modulare nuovo,  ma non mi faccio affascinare da un dibattito sterile o inefficace, mentre tutto il resto si rovina». Qual è la via d’uscita? «L’amministrazione comunale deve procedere con progetti esecutivi per la ristrutturazione degli spazi in sua dotazione. Al tempo stesso deve già avere un’idea  del modello di gestione. E’ un peccato mortale perdere questi spazi in questo modo». Il caso della Cava del Sole, ormai abbandonata e a quanto pare frenata da problemi burocratici è un altro  degli emblemi della lentezza della macchina amministrativa? «E’ un problema che deve essere risolto; non possiamo aver investito in uno spazio così, realizzato concerti di straordinaria rilevanza e oggi lasciarlo nell’abbandono più totale: il palco è rovinato, così come il prato. Bisogna ricominciare da zero. La città, però, ha bisogno di uno spazio di quel tipo che bisogna recuperare al più presto, dotandolo di una gestione adeguata».

L’inadeguatezza, più volte segnalata, del teatro Duni è un altro dei temi che sta a cuore a Cotugno: «Non dobbiamo considerarlo perso. Purtroppo al Comune di Matera funziona più l’ufficio stampa che l’assessore al ramo. Il valore architettonico della struttura realizzata da Stella è stato più volte sottolineato, dimenticando però che nel frattempo la situazione è cambiata. Il teatro è di proprietà privata, ma resta un patrimonio collettivo e per questo Matera debba appropriarsene in un modo o nell’altro, mettendolo a posto, dal momento che la proprietà non è in grado di farlo. Il modello? Ci sono i tecnici, io non lo so».Il difetto dell’amministrazione comunale su questo argomento? «La struttura politico amministrativa, dagli assessori agli uffici, hanno funzionato peggio dell’addetto stampa. Si è lavorato per annunci. Sapevamo che c’era in ballo la  candidatura a  capitale europea del momento del nostro insediamento. Il sindaco, l’assessore alla cultura, il dirigente al patrimonio sono responsabili perchè si è pensato più alla vetrina che al modello culturale. Purtroppo non abbiamo spazi nei quali si possa produrre e seguire la cultura in tutti i suoi aspetti. La scuola di restauro è un tema che va risolto al più presto. In quattro anni non è stato aperto nessuno spazio su cui ci sono stati lavori: da Santa Lucia al Piano, a Santa Lucia a Porta Pistola. L’unico caso è la Casa Cava. ».

a.ciervo@luedi.it

 

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