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REGGIO CALABRIA – «Se mi guardo attorno, vedo i problemi di sempre della nostra città e della nostra terra. Nulla cambia; l’atto religioso non è penetrato nell’animo e non l’ha cambiato; è rimasto lo stesso. In più ha solo un pezzo di carta che lo abilita ad altro rito, ad altro pezzo di carta. Poveri sacramenti, che brutta fine fanno in alcuni».

E’ un significativo passaggio dell’omelia dell’arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, Giuseppe Fiorini Morosini, che già nei giorni scorsi era stato molto critico con la scelta dell’amministrazione comunale di Reggio Calabria per l’approvazione del registro delle unioni civili.

«Abbiamo davanti – ha aggiunto nel corso della celebrazione di oggi della Madonna della Consolazione – la progressiva scristianizzazione, il pensiero secolare che si sta infiltrando dappertutto, la corruzione diffusa, l’odio sociale e politico, la deriva della maldicenza o della distorsione della verità, la droga con il triste primato della Calabria in materia, la malavita organizzata, la ‘ndrangheta, con il primato che abbiamo raggiunto in essa di aver sorpassato le altre mafie: tutte queste cose sono davanti a noi a ricordarci quanto siamo lontani dal Vangelo di Gesù Cristo, quanto sia opportuno, se non addirittura urgente, ridare senso ad un patronato religioso sulla città».

Ma monsignor Morosini è andato oltre e ha fatto riferimento anche ad altri problemi della città: «È drammatico assistere ad una politica di tagli continui in ogni settore dell’apparato economico e sociale, che stanno facendo della nostra Calabria un pezzo di terra appeso solo con un filo al resto dell’Italia – ha detto – tagli nei trasporti aerei e ferroviari, tagli nella sanità, tagli nell’apparato amministrativo con continue perdite di posti di lavoro e con infrastrutture alcune volte da terzo mondo. Ancora una volta il rapporto Svimez ci ha collocati all’ultimo posto». 

«Denunciare questa difficile situazione – ha proseguito il presule – non è populismo o demagogia: è annunciare, gridandolo, se fosse necessario, il bisogno di dignità e di consolazione che trasuda dalla vita e dal cuore della nostra gente. Come non ricordare lo stato di sofferenza di tante strutture di assistenza e di accoglienza, che non ricevono quanto è dovuto dalle istituzioni e sono abbandonate a loro stesse, abbandonate ad arrangiarsi per continuare a prestare il loro servizio agli ultimi e ai meno fortunati nella vita?»

Morosini ha ricordato ancora «il problema della casa e del salario minimo che manca a molti, mentre la soglia di povertà di tante nostre famiglie aumenta paurosamente e si fa sempre più insopportabile», e ancora «come non pensare ai nostri giovani, spesso quelli più capaci e dotati, che abbandonano la nostra terra arricchendo altre terre e impoverendo sempre più la nostra?».

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