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MATERA – Non ha resistito a lungo dopo lo stop, imposto dall’autorità giudiziaria alle cure secondo il “metodo Vannoni”, a base di cellule staminali. Così, alla tenera età di 8 anni, Daniele Tortorelli è deceduto nella mattina di ieri.
Una morte annunciata, quella del piccolo Daniele, al quale erano stati diagnosticati pochi anni, se non solo pochi mesi di vita quando alla nascita gli era stata diagnosticata la malattia di Niemann-Pick.
La vicenda. Dopo le prime cure, che avevano permesso al piccolo Daniele di recuperare forze e tornare persino a muoversi e mangiare con discreta regolarità, lo scorso anno, i sequestri dei Nas agli Spedali Civili di Brescia interruppero la cura. Così, nel settembre del 2014 il giudice del lavoro presso il Tribunale di Matera, Antonio Marzario dovette confermare quanto già deciso il 30 aprile dello stesso anno, ordinando proprio agli Spedali Civili la ripresa del trattamento. Nell’ordinanza veniva richiesta la somministrazione della sesta infusione, sospesa un anno e mezzo fa.
Purtroppo è arrivato il momento più drammatico, quello del non ritorno per il piccolo Daniele, che aveva portato, con i suoi progressi, un piccolo, ma allo stesso tempo grandioso, barlume di speranza in tutte le persone che avevano riposto nella cura “Vannoni” le proprie speranze. Per alcuni anni, anche attraverso alcune lettere all’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, Vito, il nonno del bambino, aveva chiesto di continuare le cure con il “metodo stamina” a base di cellule staminali, facendo divenire anche il caso di Daniele di spessore nazionale.
Il nonno e la madre del bambino hanno in più occasioni ribadito che la malattia di Niemann-Pick di tipo A «non permette di raggiungere i due anni di età». Invece, «Anche in questi ultimi giorni – ha detto il nonno Vito all’Ansa – Daniele è stato il nostro punto di riferimento nella sofferenza». Nel novembre scorso la mamma scrisse una lettera molto polemica al Governo e al Presidente della Repubblica per sottolineare quanto fosse ingiusta la sospensione delle cure per il figlio rispetto alle spese che lo Stato sostiene per accogliere gli immigrati.

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