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“Negli anni ‘60 le università americane rispolverarono un progetto sviluppato da ambienti militari per dialogare tra loro. Era la nascita di internet e credo che nulla meglio di questa considerazione possa esemplificare come la natura della ricerca e dell’università non possa essere chiusa ma naturalmente tende a configurarsi come rete tra realtà diverse”. E’ un appoggio senza condizionamenti quello che il presidente della regione Basilicata, Vito de Filippo (in foto), ha espresso all’iniziativa di sei atenei del Sud di “mettersi in rete” federandosi per mettere a fattore comune le proprie potenzialità e specificità ed affrontare insieme le crescenti difficoltà del sistema universitario italiano.

“Il modello messo in campo da questi sei atenei del Mezzogiorno – ha proseguito De Filippo – senza appiattire né snaturare le specifiche identità culturali e territoriali dei singoli atenei coinvolti, deve creare sinergie efficaci per affrontare l peculiare congiuntura che il sistema dell’Istruzione meridionale sta affrontando e garantire i cittadini di quest’area del paese. Siamo convinti – ha proseguito – che non ci sia ingiustizia più grande che fare parti uguali tra disuguali ed è per questo che mentre a livello nazionale si tende ad esasperare un concetto freddo di meritocrazia, che mira a paragonare acriticamente i risultati conseguiti da un ragazzo di via Montenapoleone a Milano e di San Paolo Albanese, senza tener presente le diverse situazioni di contesto che lo hanno determinato, dobbiamo portare avanti con convinzione un duplice sforzo: da una parte contrastare concezioni socialmente ingiuste, dall’altra costruire migliori condizioni di partenza per i nostri giovani”.

“Questa iniziativa di sei università del Sud, (Basilicata, Molise, Bari (università e Politecnico), Lecce e Foggia) va sostenuta e portata avanti non solo nell’interesse del Mezzogiorno, ma a vantaggio dell’intero Paese. Perché se è vero che questo momento storico sembra essere caratterizzato da una politica e una retorica antimeridionalista in cui anche esponenti delle istituzioni si lasciano andare in giudizi mortificanti per il Mezzogiorno e i meridionali, è fatto certo che l’Italia non ha ulteriori possibilità di crescita senza la crescita del Sud e se, a 150 anni dall’Unità, non si avvia finalmente a soluzione la questione meridionale sarà il Paese ad essere condannato a un inesorabile declino sulla scena globalizzata”.

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