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AI giornalisti che gli chiedevano della condanna Luigi De Magistris risponde: «Se la vedete salutatemela». Poi aggiunge: «Tra 24 ore sarò sindaco sospeso; la prima cosa che farò? Mi vado a piglià un caffè sospeso». Al question time alla Camera, intanto, il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha anticipato: «Il prefetto di Napoli ha ricevuto gli atti e procederà oggi stesso agli adempimenti di legge di sua competenza per la sospensione del sindaco Luigi de Magistris». E in effetti in serata arriva la firma del prefetto Musolino sulla sospensione del sindaco di Napoli.

La bufera sull’ex pm di Catanzaro e attuale primo cittadino partenopeo è legata alla condanna a 15 mesi (con pena sospesa) che gli è stata inflitta per abuso d’ufficio rispetto a intercettazioni non autorizzate effettuate sui telefoni di alcuni parlamentari all’epoca dell’inchiesta Why Not (LEGGI LA SENTENZA). E proprio rispetto a quell’indagine, che arrivò a causare la crisi del governo Prodi per il coinvolgimento dell’allora guardasigilli Clemente Mastella, De Magistris contesta ora il Capo dello Stato. Giorgio Napolitano, dice l’ex magistrato, avrebbe «profonde ingiustizie».

LA SCHEDA: L’INCHIESTA WHY NOT, DA CATANZARO ALLA CRISI DI GOVERNO

IL POPOLO DEI SOCIAL SI DIVIDE – La posizione di De Magistris divide il popolo dei social network: i sostenitori si sono raccolti sotto la pagina facebook «Io sto con Luigi», gli avversari mettono il like su «De Magistris dimettiti». E tra le due pagine è testa a testa.

L’ATTACCO AL CAPO DELLO STATO – De Magistris, intanto, contrattacca puntando su Napolitano e riferendosi al ruolo di presidente del Csm che compete al presidente della Repubblica. Quello stesso Consiglio superiore della magistratura di cui faceva parte Nicola Mancino che «oggi è indagato per la trattativa Stato mafia» e che – dice il sindaco di Napoli – ha scritto «una sentenza vergognosa contro di me». 

Spiega l’ex pm: «Da magistrato in prima linea, isolato dalle istituzioni, ma non dalla terra e dalla gente, gli dissi di fare attenzione perché la partita in Calabria era pesante, molto grossa. Non ebbi ascolto». Un ragionamento che – dice de Magistris – «faccio da sempre». Il sindaco di Napoli fa, dunque, una distinzione tra il prima e il dopo la fascia tricolore. 

Sul suo blog, ha pubblicato anche l’intercettazione tra Giuseppe Chiaravalloti, ex Presidente della Regione Calabria e la sua segretaria, nella quale il primo dice che de Magistris avrebbe trascorso la sua vita «a difendersi». E questo è forse il primo degli atti che l’ex pm sta pubblicando – o comunque ricordando – per raccontare la sua storia.

NAPOLITANO INDAGATO IN TANGENTOPOLI – Il 9 maggio scorso, in una udienza del processo ‘Why not’ conclusosi pochi giorni fa con la sua condanna, De Magistris svelò anche che l’attuale Capo dello Stato venne iscritto venti anni fa sul registro degli indagati della Procura di Napoli durante il periodo di Tangentopoli quando ricopriva l’incarico di presidente della Camera. 

«Io ritenni di secretare – aveva detto al Tribunale di Roma de Magistris spiegando come aveva gestito quella inchiesta quando era pm a Catanzaro – poichè avevo elementi per ritenere, come poi si è dimostrato successivamente, i collegamenti strettissimi tra gli altri di Pittelli con il procuratore della Repubblica, tanto da fare una società col figlio del procuratore. Atto sicuramente forte, mi sono posto il problema se potessi secretarlo, mi sono anche consultato, c’era stato un precedente alla procura della Repubblica di Napoli dove il mio magistrato affidatario, il dottore Cantelmo, oggi procuratore della Repubblica, e un altro magistrato oggi componente d’esame, Quatrano, mi dissero che anche loro durante l’inchiesta di Tangentopoli procedettero a secretare una iscrizione, in particolare dell’allora presidente della Camera Giorgio Napolitano e secretarono per evitare che ci potesse stare una fuga di notizie».

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