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Scadono i termini, è libero il presunto boss di Platì Doemenico Barbaro. Per
“Micu l’australiano” si sono aperte le porte del carcere dopo 5 anni di
detenzione e nessuna delle sentenze che pendono sul suo capo ancora passate
definitive. Domenico Barbaro, accusato in due processi di associazione mafiosa,
ha visto i giudici emettere una condanna di 7 anni nei suoi confronti
nell’ambito del processo “Cerberus”, processo che dopo vari annullamenti deve
ancora passare il vaglio della Corte di Cassazione. Era stata annullata solo
pochi mesi fa invece la condanna a 8 anni e 4 mesi incassata nel processo
d’appello “Parco Sud”, processo che adesso si dovrà rifare ed è programmato per
il prossimo 23 ottobre a Milano. Secondo quanto ricostruito dalla Dda lombarda
Domenico Barbaro, insieme ai figli e a degli imprenditori del luogo, aveva
messo in piedi un giro di lavori legati al movimento terra e all’edilizia che
venivano presi attraverso minacce e l’imposizione data dalla figura di potere
ricavata dall’appartenenza alla ‘ndrangheta. In cinque anni però ancora nessuno
dei processi che lo vede imputato ha dato come esito una condanna definitiva,
così da fare arrivare a scadenza i termini di custodia cautelare in carcere
previsti dalla legge.

SCADONO i termini, è libero il presunto boss di Platì Doemenico Barbaro. Per “Micu l’australiano” si sono aperte le porte del carcere dopo 5 anni di detenzione e nessuna delle sentenze che pendono sul suo capo ancora passate definitive. Domenico Barbaro, accusato in due processi di associazione mafiosa ,ha visto i giudici emettere una condanna di 7 anni nei suoi confrontinell’ambito del processo “Cerberus”, processo che dopo vari annullamenti deve ancora passare il vaglio della Corte di Cassazione. Era stata annullata solo pochi mesi fa invece la condanna a 8 anni e 4 mesi incassata nel processo d’appello “Parco Sud”, processo che adesso si dovrà rifare ed è programmato peril prossimo 23 ottobre a Milano. 

Secondo quanto ricostruito dalla Dda lombardaDomenico Barbaro, insieme ai figli e a degli imprenditori del luogo, aveva messo in piedi un giro di lavori legati al movimento terra e all’edilizia che venivano presi attraverso minacce e l’imposizione data dalla figura di potere ricavata dall’appartenenza alla ‘ndrangheta. In cinque anni però ancora nessuno dei processi che lo vede imputato ha dato come esito una condanna definitiva, così da fare arrivare a scadenza i termini di custodia cautelare in carcere previsti dalla legge.

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