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IN UN’INTERVISTA all’Ansa, dopo l’omicidio del carabiniere avvenuto a Lodi, Giulio Cavalli, consigliere regionale di Sel in Lombardia e noto per le sue denunce nei confronti degli affari della criminalità organizzata al Nord, aveva dichiarato «Io sono andato via da Lodi – afferma – proprio dopo aver denunciato una serie di affari poco puliti riferiti a un boss calabrese in città e il quartiere Maddalena (quello in cui è avvenuta la sparatoria, ndr) ha molti residenti di origine calabrese tra i quali anche vari pregiudicati». 

Una dichiarazione che ha sollevato un polverone sull’esponente politico lombardo, che ora, però, si smarca sul proprio blog: “Leggo che avrei messo in collegamento la morte di Giovanni Sali con “calabresi nel quartiere”. Falso. Una bufala che nasce da un copia e incolla di discorsi molto diversi. E mi spiace, perché le ipotesi si costruiscono con le indagini e non con le interviste e opinioni scritte un po’ maldestramente. Smentisco categoricamente”.

Cose c’entrassero allora i “calabresi nel quartiere” e perché fosse il caso di citarli, Cavalli non lo spiega. Ma in tema di calabresi, ce n’è uno autorevole che interviene sul delitto che ha scosso la città lombarda. E’ il prefetto di Lodi Antonio Gioffrè, calabrese di Seminara, il quale chiarisce che è troppo presto per formulare ipotesi e che sono da evitare accostamenti affrettati, anche quelli che hanno chiamato in causa immigrati provenienti da altre nazioni: «Al momento sono in corso delle indagini – dice -. Tutte le ipotesi investigative sono aperte. Il quartiere è a forte presenza multietnica, ma non si può puntare il dito sugli stranieri. Lasciamo lavorare gli inquirenti che stanno facendo tutte le verifiche».

 

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