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CASERTA – Si è persino rifiutato di firmare il decreto di fermo del pm Silvio Marco Guarriello della procura di Santa Maria Capua Vetere, Domenico Belmonte, 72 anni, arrestato alle 3 di stamani per omicidio volontario e occultamento del cadavere della moglie, la catanzarese Elisabetta Grande e della figlia Maria Belmonte, scomparse nel 2004. I corpi delle donne sono stati trovati ieri dalla polizia in un’intercapedine della villa sul litorale di Castelvolturno in cui viveva. «Ho trovato Belmonte rassegnato – dice, dopo averlo incontrato in carcere, l’avvocato d’ufficio dell’ex direttore sanitario del carcere di Poggioreale, Rocco Trombetti – ancora oggi non sa spiegarsi come quei corpi siano stati trovati nell’intercapedine di casa sua».

 

 L’ex genero di Belmonte, Salvatore Di Maiolo, è indagato per gli stessi reati, ma si trova a casa, in via Scipione a Baia Verde. Il colloquio tra Belmonte e il suo avvocato è durato poco più di un’ora, nella sala dedicata agli incontri con i legali del carcere di Santa Maria Capua Vetere. «In cella è sorvegliato giorno e notte dai poliziotti della penitenziaria – continua Trombetti – la paura è che tenti gesti inconsulti». 

 

Nel decreto di fermo emergerebbero considerazioni del pm di ordine logico, dal fatto che la pensione di Elisabetta si accumulava sul conto corrente, in un’agenzia del Banco di Napoli di Castel Volturno e il ritrovamento delle ossa nella casa dell’ex direttore sanitario. I resti delle donne sono ora sottoposti all’esame del medico legale di Caserta, e verranno consegnate alla famiglia in serata. Intanto al commissariato di Castevolturno sono giunti i parenti di Elisabetta Grande dalla Calabria, precisamente da Catanzaro, per essere interrogati dalla polizia. La procura di Santa Maria Capua Vetere coordinata da Corrado Lembo e Luigi Gay non vuole lasciare nulla al caso. Belmonte, nel lungo interrogatorio di ieri e poi ancora questa notte ha continuato a dire di non aver denunciato la scomparsa delle donne quel 18 luglio di 8 anni fa per «vergogna», convinto che avessero abbandonato volontariamente l’abitazione.

 

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