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Ancora una volta un circolo vizioso, quello del sistema della depurazione in Calabria, che rispecchia quello dell’acqua, che vede i Comuni morosi nei confronti delle società di gestione dei depuratori, che a loro volta vanno in crisi. Lavoratori in piazza a rivendicare gli stipendi arretrati e i fornitori non fanno più credito. E così dopo il caso Sorical scoppia quello della “Smeco Cosenza” e della “Giseco”, società appartenenti al gruppo Giseco-Roma. Al 30 novembre le due società vantano crediti per circa 6 milioni di euro da un centinaio di Comuni del solo Cosentino.
Le banche, vista l’insolvenza degli enti, non danno più credito alle due società e i lavoratori, oltre 100, più l’indotto, lamentano i ritardi dei pagamenti degli stipendi e rischiano di perdere il posto di lavoro.
Una situazione oramai insostenibile con Comuni che hanno accumulato ritardi anche di 42 mesi come ad esempio Serra D’Aiello.
E così l’ingegnere Raffaele Romeo, il nuovo amministratore unico di SmecoCosenza, afferma: «Se entro il 15 gennaio i Comuni non si mettono in regola noi ce ne andiamo».
Gli azionisti hanno cambiato il vertice della società dopo che era finito sotto inchiesta della Procura di Paola sulla gestione di alcuni depuratori. L’accusa sostiene che la Smeco avrebbe sversato a mare i fanghi residui. Su questo Romeo ha avviato una interlocuzione con la procura di Paola per chiarire i fatti. Sembra che il problema è strutturale e la società non avrebbe alcuna responsabilità. Ora tocca alla magistratura fare chiarezza.
“Smeco Cosenza” opera nel settore della depurazione nella provincia di Cosenza in quasi 45 Comuni ed in particolare nel Comune di Paola dove effettua anche il servizio idrico integrato, compresa anche la bollettazione. «Il sistema di affidamento degli impianti, dopo la fase Commissariale – spiega l’ingegnere Romeo – pone alla base dei contratti con i singoli coi Comuni un principio solidale ovvero, quanto si andrebbe a percepire dal Comune con più alta densità supplisce agli oneri per la gestione del Comune avente minore densità».
«Ad esempio – spiega – quanto si dovrebbe percepire dal Comune di Paola, che nel complesso rappresenta nella gestione circa il 40% dei ricavi, supplisce agli oneri del Comune che ha un onere contrattuale che, rispetto all’insieme, rappresenta l’1% e forse anche meno come ad esempio Alessandria del Carretto che ha un pagamento mensile di Euro 450 circa». «E’ palese – spiega Romeo – che se tale sistema solidale non vi fosse, contrattualmente inteso, “SmecoCosenza” avrebbe abbandonato o non avrebbe contrattualizzato nulla con Comuni ove vi è una perdita secca di gestione, in quanto il solo costo dell’operatore non copre il ricavo».
Questo è uno, ma anche forse il principale, dei problemi di gestione della depurazione. E la Smeco viene messa nei guai dal Comune di Paola da cui vanta un credito di 1,7 milioni di euro con ritardi nel pagamento delle fatture di oltre due anni. «Paola – afferma Romeo – se non paga correttamente determina forti scompensi alla gestione complessiva e giustamente poi il Comune piccolo, seppur virtuoso con arretrato di qualche mese, si sente penalizzato da Smeco-Cosenza quando invece è penalizzato dai mancati pagamenti di altri Comuni».
Ma nonostante ciò, da quando si è insediato il nuovo ammistratore accade un fatto che Romeo definisce «singolare». «Proprio i Comuni più morosi si permettono anche di quasi minacciare azioni verso Smeco Cosenza, perchè magari vi è qualcosa che non funziona e ne pretendono il ripristino».
E per questo che Romeo ha avviato una ricognizione e a breve presenterà un “libro bianco” per informare i proprietari degli impianti sullo stato dell’arte e la magistratura su quanto sta accadendo. In primo luogo sul sistema di riscossione.
«Mentre la norma derivante dalla legge – spiega ancora Romeo – prevede che i Comuni debbano iscrivere a bilancio le somme, non aleatorie, ma bensì calcolate tra il numero di abitanti x la tariffa x il numero di litri acqua per abitante giorno, cosa che è riscontrabile non viene mai fatta, ma viene immessa a bilancio solo una cifra aleatoria e poi anche che nei successivi 30 giorni dall’incasso delle bollette, le somme percepite debbano essere trasferite al fornitore del servizio (ciò non avviene mai benchè, sancito dalla legge, per il mantenimento dei servizi, e per tutto ciò nessuno viene sanzionato; Dall’altro avviene che la società, sempre ai sensi della stessa legge, proprio per mancati servizi o presunti tali venga sanzionata, in taluni casi anche pesantemente, non tenendo conto che il servizio si presta funzionalmente ad un corrispettivo pagato. E’ da considerare inoltre che, pur volendo la Società non può sospendere il servizio, come potrebbe avvenire per mancati pagamenti in un opera pubblica, non può neanche farlo, in quanto tale prestazione viene considerata servizio essenziale». E quindi «al danno anche la beffa».

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